(…) Se gli arresti sono fondati (e voglio sperare che quel genere d’accusa non sia stata formulata a cuor leggero e a favore di telecamera) gli indizi che li rendono possibili sono anche le prove per ottenere le condanne. Non essendoci stato alcun attentato, non dovendosi, quindi, scoprire il nome degli autori materiali, dei mandati e dei fiancheggiatori, la contestazione si riferisce al fatto che lo stavano organizzando. Se è così, il processo si può e si deve fare subito, dato che l’unico ulteriore atto d’indagine consiste nelle perquisizioni e nei sequestri che sono già stati fatti, mentre il resto era già disponibile prima degli arresti. Ma se così non fosse, se gli inquirenti aspettano dagli arrestati gli elementi per andare avanti, allora è la procura a prendersi la delicatissima responsabilità di evocare un fantasma che ci costò sangue e dolori.
Di tutto sentiamo il bisogno, tranne che di trasformare qualche chiacchierone a vanvera in martire, facendo sentire perseguitati i suoi sconclusionati compagni. I problemi reali ci sono, eccome, ruotando attorno al fulcro fiscale. Ma alla voce “terrorismo” si deve essere chiari e conseguenti: se è fondata, che arrivino subito le condanne, ma se non lo fosse, o anche solo fantasiosamente esagerata, si chiarisca a quei magistrati che l’errore è grosso. E che chi sbaglia dovrebbe pagare.