Mafia: arrestato Angelo Randazzo, presunto reggente clan Nardo di Lentini
Colpo alla cosca Nardo di Lentini (Siracusa). I carabinieri hanno arrestato 2 persone, ritenute elementi di spicco del clan e sequestrato beni per 20 milioni di euro a un altro soggetto arrestato nei giorni scorsi. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Gip di Catania su richiesta della Dda della Procura etnea. In manette sono finiti la scorsa notte Angelo Randazzo, 35 anni, ritenuto il reggente del clan, figlio di una sorella del presunto boss detenuto Sebastiano Nardo, e Filadelfio Nardo, 37 anni, cugino di secondo grado di Sebastiano. Il reato di cui sono accusati è concorso in associazione mafiosa. Beni per 20 milioni di euro sono stati invece sequestrati stamattina a Giuseppe Gentile, 59 anni, considerato dagli investigatori un esponente di rilievo della cosca. L’uomo era stato arrestato con altre 27 persone il 12 gennaio scorso nell’ambito dell’operazione antimafia “Morsa”. Scriveva in occasione del blitz il Giornale di Siracusa: L’organizzazione aveva messo le mani su tutte le attività criminali nel territorio compreso tra Augusta, Melilli e la frazione di Villasmundo. Con la benedizione dei vecchi boss in carcere e l’aiuto di un carabiniere infedele, avrebbe gestito per anni il narcotraffico, il gioco d’azzardo e le estorsioni, senza però disdegnare incursioni nei reati contro il patrimonio, soprattutto rapine e furti di sostanziosa entità. Un blitz antimafia, scattato questa notte nella zona nord della provincia di Siracusa, avrebbe permesso ai carabinieri di smantellare una “cellula” del clan capeggiato da Sebastiano Nardo, boss storico legato a Nitto Santapaola. Tra gli arrestati anche alcune donne, tra cui Lucia Castoro, già condannata agli inizi degli anni ’90 a 6 anni e 6 mesi di carcere per associazione mafiosa. “La mafia è donna… e quelli che comandano sono le femmine. La donna è una persona seria e calma che sa pensare…”. Da queste poche righe di trascrizione di una delle intercettazione registrate nel corso delle indagini, sfociate nell’operazione “Morsa”, è condensata la personalità di Lucia Castoro, vedova del noto pezzo da novanta della mafia di Augusta, Sebastiano Pandolfo, ammazzato nel 1989. Anche in virtù del prestigio criminale goduto dal marito, la donna ha continuato a fare parte del sodalizio criminale anche nel periodo di cui si sono occupati nell’indagine “Morsa” i carabinieri. Anche in questo caso, la vedova Pandolfo ha tirato fuori gli artigli e da un certo momento in poi, in seguito ai contrasti con Sergio Ortisi, si è messa a capo di una sua cellula organizzativa, coadiuvata dal genero Maurizio Carcione. (…) E così i contrasti furono addirittura ricomposti in se seguito ad un summit che si è tenuto a Catania il 7 dicembre del 2006 tra elementi di primissimo piano delle famiglie mafiose dei Cappello e dei “Carcagnusi” in qualità di arbitri.
Source: crimeblog.it