Un grande giornalista

I fianchi della collina erano coperti di piccoli campi di grano e segale maturi e dorati. Ma benché le messi fossero mature, e anche più che mature […] non c’era traccia dei mietitori che cercassero di salvarle. I campi erano deserti come la piccola valle, e il raccolto marciva sul terreno […]. Alla fine arrivammo a un piccolo altopiano sulla collina […]. Cavalcammo verso di esso con l’intento di attraversalo, ma improvvisamente tirammo le redini con un’esclamazione di errore, perché proprio davanti a noi, quasi sotto le zampe dei nostri cavalli, vedemmo qualcosa che ci fece rabbrividire. Era un cumulo di teschi frammisti a ossa di tutte le parti del corpo umano, scheletri quasi interi, brandelli di abiti, capelli umani e carne in disfacimento che giaceva in un mucchio putrefatto intorno al quale l’erba cresceva rigogliosa. […]. In mezzo a questo cumulo potei distinguere uno scheletro minuto che indossava ancora una camicetta, il teschio avvolto da un fazzoletto colorato, e le magre caviglie rivestite dalle calze ricamate senza piede che indossano le ragazze bulgare […]. Dall’altro lato della strada c’erano gli scheletri di due bambini stesi uno accanto all’altro e parzialmente coperti di pietre, con segni di tremende sciabolate sui piccoli teschi […]. Man mano che ci avvicinavamo al centro della città, le ossa, gli scheletri e i teschi crescevano di numero. Non c’era una casa sotto le cui rovine non scorgessimo resti umani, e anche la strada ne era ricoperta […]. La chiesa non era molto grande, ed era circondata da un basso muretto di pietra che racchiudeva un piccolo cimitero di una cinquantina di metri per settanta. All’inizio non notammo nulla di particolare […] ma a uno sguardo più attento scoprimmo che quello che sembrava una massa di pietre e rifiuti era in realtà un immenso cumulo di corpi umani ricoperto da un sottile strato di pietre […]. Ci dissero che solo in quel piccolo cimitero c’erano tremila persone. Tra questa massa in putrefazione c’erano testoline ricciute spaccate da pesanti pietre; piedini non più lunghi del dito di una mano con la carne seccata dal sole cocente prima ancora che avesse il tempo di decomporsi; manine tese come a chiedere aiuto; neonati che erano morti sorpresi dall’intenso bagliore delle sciabole e dalle mani rosse degli uomini dallo sguardo feroce che le brandivano; bambini che erano morti rattrappiti dallo spavento e dal terrore; ragazze morte singhiozzando e implorando pietà; madri che avevano cercato di fare scudo ai loro piccoli con i deboli corpi. Giacevano tutti insieme, e marcivano in un’unica orrida massa. Erano silenziosi ormai. Non ci sono lacrime né grida, né pianti o urla di terrore, né preghiere o implorazioni. I raccolti marciscono nei campi, e i mietitori marciscono in questo cimitero.

- «Daily News, 1876». Januarius Aloysius MacGahan sulle atrocità commesse dall'esercito turco contro la popolazione cristiana della Bulgaria meridionale. -