Enrico Zanolla: la materia prima di tutto
Enrico Zanolla, una formazione da architetto presso lo IUAV di Venezia e la passione per il design industriale, progetta arredi con una particolare attenzione all’aspetto materico. Tavolini, lampade e altri complementi d’arredo che si distinguono per la ricerca della semplicità e la purezza delle forme. I suoi lavori sono stati presentati su BoBedre, Icon, Interior + Design, Audi Magazine, Decor Touch, Elle Decor, Interni, Repubblica, Diseño Interior, Gioia Casa e molti altri.
L’abbiamo incontrato qualche giorno fa. Questa la nostra chiacchierata:
Come nasce il tuo progetto?
Nasce dopo aver trascorso due anni in Russia, a Mosca, dove ho lavorato in due aziende d’arredamento. È stata un’esperienza molto interessante, però ad un certo punto ho sentito il bisogno di produrre qualcosa di mio. Non volevo più dipendere solo dalle richieste delle aziende quindi, tornato in Italia, ho iniziato a realizzare una linea d’arredamento tutta mia con una prima lampada, Plera, che aveva già riscosso successo come concept. Ora il mio obiettivo è creare una collezione aperta a più designer e in futuro trasformarla in un brand d’arredamento.
In Russia che cosa hai notato di particolare per quanto riguarda il design?
Quello russo è un design molto carico, a tratti eccessivo, ai russi piace molto di più lo stile classico e barocco rispetto al moderno. Dall’esperienza in Russia sono nate due lampade ispirate alla basilica di San Basilio di Mosca, che al momento sono prodotte dall’azienda canadese VISO. Era un semplice esercizio di stile, un tributo ad uno dei monumenti simbolo della Russia, nulla di più nella mia ottica. Poi invece sono piaciute molto e tuttora stanno andando bene.
Sei un designer industriale di formazione?
Io nasco architetto. Continuo ad avere passione per l’architettura ma non ho mai esercitato. Ho iniziato subito a dedicarmi al design industriale in quanto nel design si scende in una scala micro più che macro e questo aspetto mi interessa di più. Ho sempre saputo di volere fare questo mestiere fin da bambino, quando dicevo di voler fare il muratore, amavo i Lego e i giocattoli che richiedevano un assemblaggio. Il fatto che mio padre lavorasse all’interno della Fincantieri come progettista, e che mia madre avesse la passione per il disegno, penso che abbia segnato la mia strada.
Quale consideri il tuo primo oggetto di design?
Ritengo che Plera sia l’oggetto che meglio mi rappresenta e sul quale vorrei proseguire come filosofia di prodotto. Realizzato con materiali naturali come il legno e la ceramica, che deriva dalla terra, esprime la mia passione per i contrasti tra materiali. Negli ultimi anni mi sto ispirando sempre di più al design nordico quindi cerco di dirigermi verso quell’idea di design: semplicità e purezza nel prodotto.
Secondo te cos’ha in più il design italiano e cosa, invece, gli manca?
Essendo circondati da opere d’arte abbiamo nel sangue la predisposizione all’estetica del bello, è una cosa istintiva. Quello che vedo mancare negli ultimi tempi, invece, è una certa dedizione al lavoro, la disponibilità al sacrificio, cosa che però trovo ancora radicata tra gli artigiani con esperienza. Bisognerebbe recuperare anche l’uso di materiali semplici e grezzi, ma da un carattere fortemente materico e con una bellezza intrinseca, come ad esempio la terracotta. Gli anni 2000 per esempio sono stati caratterizzati dalla plastica, ma io personalmente sto cercando di evitarla in qualsiasi prodotto.
Perché la scelta di produrre i tuoi progetti in Italia?
Perché ritengo che in Italia ci siano artigiani molto validi. Abbiamo una tradizione forte nel mobile, nell’arredo, e dal punto di vista della manifattura la qualità e la ricerca non mancano. Inoltre penso che sia importante valorizzare il proprio territorio e le persone che ci lavorano.
Che cos'è per te il design?
Il design è vita, e come la vita in continuo mutamento e movimento, puoi decidere di viverlo o rifiutarlo, ma ti coinvolge anche contro la tua volontà, aiuta a rinnovarsi, mettersi in discussione, obbliga l'uomo a volgere lo sguardo al futuro. È impetuoso bisogno di miglioramento.
Qual è per te l’oggetto di design perfetto?
La Steelwood chair dei fratelli Bouroullec, una perfetta simbiosi di acciaio e legno, elegante e con un alto contenuto tecnico.
E l’oggetto naturale che ha il miglior design?
Le foglie: racchiudono l'essenza del design, diversità e unicità nel concetto di archetipo. Ognuno è capace di disegnare una foglia, l'idea di foglia, riconoscibile in modo assoluto, ma ognuna è simile e differente da un'altra. Lo stesso accade nel mondo del design: la sedia è un concetto, ma nel mercato ne puoi trovare migliaia distinte l'una dalle altre.
Un film, un libro e un brano musicale che tutti dovrebbero conoscere?
Film: Departures di Yôjirô Takita, delicata riflessione sulla vita e la morte
Libro: Il maestro e Margherita di Bulgakov, un capolavoro ricco di dualismi e tematiche, si presta a diversi livelli di lettura e ogni volta che lo si legge si è capaci di trovare le chiavi per aprire nuovi lucchetti. È unico, a mio parere la miglior opera mai scritta.
Brano: Glory Box dei Portishead, un classico.
Tu che sei cresciuto a “pasta&design”, quali sono il tuo piatto e designer preferiti?
Da buon italiano il piatto preferito è la pizza, piatto unico e mille varianti di gusto, come può esserlo il design. Per quanto riguarda il designer preferito, ultimamente apprezzo i lavori di Benjamin Hubert, la continua sperimentazione e lo studio di differenti tipi di materiali mi affascina molto. Si lascia guidare dai processi produttivi e dai materiali applicandoli poi alla creazione di un prodotto.
Su Lovli Enrico Zanolla presenta le bellissime lampade Plera realizzate attraverso il connubio di materiali nobili come la ceramica colorata e il legno, i portariviste in acciaio Folder, simpatiche “icone” per mettere ordine tra giornali e magazine e tanto altro ancora. Per gli amanti del design semplice ma raffinato.
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