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non si tratta solo di traduzioni

tradurre

Tradurre può sembrare un lavoro facile. Basta conoscere bene due lingue – e, all’occorrenza, saper usare un buon vocabolario. Ma la cosa non è così semplice. Non solo nel caso di libri, articoli, saggi, opere teatrali o cinematografiche, ma anche in infinite occasioni della vita di tutti i giorni, nel lavoro come nei rapporti personali.

[…] Tradurre non vuol dire semplicemente trasferire parole o frasi da una lingua a un’altra. Le traduzioni “letterali” non sono soltanto “brutte”, sono anche incomprensibili o devianti.

[…] Una buona ed efficace traduzione non è un pedante trasferimento “letterale” di parole da una lingua a un’altra. È una “ricostruzione” di concetti, idee, situazioni e pensieri. Deve essere “fedele” alle intenzioni e allo stile dell’autore, non all’apparente traducibilità delle parole.

[…] … non si tratta solo di traduzioni. Sono infinite le possibilità di errore o di incomprensione non solo quando si passa da una lingua a un’altra, ma anche per ogni sorta di differenze del modo di esprimersi e di percepire.

Capire le diversità non è solo un modo per risolvere, o almeno attenuare, questo problema. È anche una risorsa in sé, perché può arricchire le nostre capacità di comprensione. Non si tratta solo di correggere gli errori di prospettiva, ma anche di capire meglio osservando ogni cosa da diversi punti di vista.

Sviluppare l’intelligenza, cioè l’arte di intelligere, vuol dire anche saper imparare dagli errori, nostri e altrui. Comprese le tante ambiguità in ogni genere di “traduzioni”.

Tratto da: Giancarlo Livraghi, La stupidità delle traduzioni (luglio 2008)

Via: European School of Translation

 
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