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07

Mar

La proprietà transitiva: il male

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Se c’è una cosa che ho sempre cercato di fare, sempre, in tutte le età, è stato è stato abusare della proprietà transitiva nei rapporti personali. [Piccolo ripasso: se ad A piace B ed a B piace C, allora a C piacerà A.]

Ho sempre cercato di presentare presone ad altre persone, la maggior parte delle volte senza successo. Ho sempre pensato che conoscere un maggior numero di persone fosse una cosa positiva per tutti, cosa che però non è stata apprezzata, anzi, qualcuno se n’è anche risentito. La superbia è una brutta cosa ragazzi, parecchio brutta. Come ci si può offendere per aver conosciuto persone considerate mentalmente inferiori? 

Per me è sempre stata una cosa spontanea voler presentare amici ad altri amici, per divertirci insieme e cercare di condividere qualcosa di più di una birra in uno squallido pub, eppure ho amiche di data storica di cui non so nulla eccetto i problemi familiari. Gente che non mi racconta con chi esce, cosa fa, se lavora o se è disoccupata, che non condivide con me la gioia di un piccolo acquisto o piccole rivincite che nascono dal quotidiano. Gente che è vaga se gli poni una domanda diretta, che fa finta di non aver sentito o peggio ancora, inventa balle e poi non se le ricorda. Ma è gente che sento ogni giorno, che vedo tutte le settimane. E’ questa l’assurdità.

Come dicevo nel precedente post, negli ultimi mesi ho fatto parecchia selezione sulle persone da frequentare. Tanti conoscenti e basta. Perché alla fine il detto “se hai bisogno di una mano, guarda infondo al tuo braccio” è vera, cazzo quanto è vera. Nessuno sa aiutarti più di te stesso e solo tu sai cos’è meglio per te. Ognuno va per la propria strada pensando di trascinarsi il fardello più pesante, a volte si fa persino a gara.

E allora le uscite di gruppo a cosa servono? A passare il tempo.