Interview with the author
Freelance Italian journalist Sergio Caroli read my book and wrote asking for an interview, which we did by email. The version above was published yesterday (24 April) in La Sicilia, but was trimmed from the original text, which I add here.
“Con questo libro vorrei riuscire finalmente a indagare un fenomeno cinematografico che è arrivato a una tale popolarità e a una tale longevità nonostante sia detestato, come il suo pubblico, praticamente da tutti. Da non italiano è stato proprio questo dilagante disprezzo a incuriosirmi e farmi venire la voglia di studiare il cinepanettone”. Così scrive Alan O’Leary, professore all’Università di Leeds, presentando il suo saggio “Fenomenologia del cinepanettone” (Rubbettino, pp152, euro14).Studioso di cinema italiano e storia culturale italiana (è autore del volume “Tragedia all’italiana” sulla rappresentazione del terrorismo nel cinema), O’Leary, irlandese, non circoscrive l’analisi alla rassegna dei vari film o alla loro storia e alla loro fortuna (o sfortuna) di critica e di pubblico, ma realizza una indagine sociologica sull’argomento, utilizzando strumenti di ricerca e di ermeneutica messi a punto dagli studiosi di religione, in tal guisa giungendo identificarsi con il pubblico dei cinepanettoni, mantenendo però ben saldi i principi dell’oggettività. O’Leary si pone il fine di sviluppare una specie di tassonomia dei cinepanettoni e di motivare l’enorme successo, malgrado il disprezzo dei critici. Ad arricchire il saggio c’è una serie di interviste con attori, produttori, critici e fan.
1) Professor O’Leary, l’uso del termine “fenomenologia” richiama alla mente il celebre saggio di Umberto Eco, “Fenomenologia di Mike Bongiorno”. C’è qualche analogia?
Eco fornisce un modello imprescindibile per tutti noi che ci occupiamo della cultura di massa, ma ci tenevo nel libro a distinguere il mio tono dall'approccio ironico di Eco. È chiaro che Eco tratta Mike Bongiorno e il suo pubblico come «altro». Perfino l'uso che fa della polisillaba ‘fenomenologia’ suona più come una presa in giro. Io invece ho seguito l'esempio di studiosi della religione come Ninian Smart per cui 'fenomenologia’ rappresenta un «tentativo di raggiungere un’oggettività empatica o una soggettività neutrale» verso il fenomeno preso in esame. Per me, dunque, fenomenologia sta a indicare un approccio che prende sul serio l'esperienza e i gusti dei pubblici per i cinepanettoni nonché offrire un'analisi neutrale degli stessi film.
2) Che genere di storia raccontano i cinepanettoni e di quali strategie narrative si servono?
Difficile rispondere in poche righe siccome si tratta di una forma complessa evoluta nel corso di trent’anni. I cinepanettoni doc sarebbero i film diretti da Neri Parenti a partire da Merry Christmas (2001), commedie generazionali che si svolgono in località straniere da sogno. Caratteristica comune è la trama costruita su storie parallele incentrate su Boldi e De Sica e i momenti più spassosi sono quelli in cui i due finalmente si incontrano, spesso in uno spazio ristretto, come in una doccia. I vari Vacanze di Natale, invece, seguendo il modello del film dei Vanzina del 1983, sono ensemble comedies tipicamente contenenti una colonna sonora dei tormentoni estivi dell'anno, elemento fondamentale per l’impatto dei film. Altri film accentuano la satira dei costumi maschili e dell’omosocialità (tema importante e ricorrente) e spesso prendono la forma di film a episodi. Un ulteriore gruppo, poi, si caratterizza per il tono parodico e per le citazioni di altri film. E così via. Insomma, una varietà piuttosto impressionante che sfida il mito secondo cui i cinepanettoni siano «sempre uguali».
3) Il suo libro intende rispondere alle critiche di carattere estetico e ideologico rivolte al cinepanettore. Lei dichiara di essere stato guidato da due autorevoli studiosi del ruolo della cultura popolare; uno è Pierre Bourdeieu che ha indagato sulla funzione sociale del gusto. Può spiegare la relazione?
Bourdieu mi serve per contestualizzare il diffuso disprezzo per i cinepanettoni. Il sociologo francese ha dimostrato che l’apprezzamento di un prodotto culturale non è una questione di un giudizio innato e individuale; è invece qualcosa che si acquisisce, legato alla classe sociale e al «capitale culturale». Il cinepanettone è considerato di basso livello culturale e questo disprezzo è il segno di una posizione sociale privilegiata, se non necessariamente in termini economici almeno in quelli culturali. Spesso si traduce questo disprezzo in termini politici: il cinepanettone sarebbe 'di destra’ così come i suoi spettatori.
4) L’altro è Mikhail Bakhtin, che ha studiato la carica trasgressiva della comicità carnevalesca, la cui presenza lei individua nei cinepanettoni…
Il carnevale storico era un periodo di morte simbolica e rinascita durante il quale l’intera comunità veniva coinvolta in un rovesciamento delle gerarchie sociali e in una sospensione dei normali codici di comportamento. Il cinepanettone si presta a un’analisi in termini carnevaleschi, associato com'è alla sospensione in tempo di festa delle norme e dei bisogni quotidiani, e al ciclo di rinnovamento sancito dalla morte dell’anno appena trascorso e dalla venuta del nuovo. Il ricorso a un linguaggio volgare, il mettere in ridicolo pretese culturali e il ribaltamento delle normali convezioni morali che mette in atto, corrispondono perfettamente alla comicità carnevalesca teorizzata da Bakhtin.
5) Il cinepanettone viene spesso accusato di sfruttare l’immagine nuda del corpo femminile, ma lei osserva esso pone molto più spesso in evidenza le nudità grottesche del corpo maschile. Può esemplicare e spiegarne le ragioni?
Non voglio per niente negare il sessismo della forma, comunque mi colpisce il modo in cui il corpo nudo di Boldi, spesso fatto vedere nei film, è reso invisibile dalla critica, quasi come se si tratta di una rimozione. Boldi incarna alla perfezione il corpo grottesco descritto da Bakhtin, aperto al mondo esterno, con l’enfasi sugli orifizi e sulle protuberanze. Flaccido, sudato, a volte incontinente, Boldi rappresenta l’opposto, e l’equivalente parodico, del fisico tonico, abbronzato e perfetto della starlet di turno.
6) Lei descrive in un capitolo i risultati di un suo questionario sulla percezione e sul consumo del cinepanettone? Quali sono gli esiti che l’hanno maggiormente impressionata?
Non potevo non notare un tono estremamente negativo nelle risposte (ovviamente di non-ammiratori dei film) alla richiesta di scrivere una descrizione dello 'spettatore tipico’ dei cinepanettoni, per molti un berlusconiano poco intelligente e di scarsa cultura. Il tono censorio sfocia nell’insulto in più di un’occasione. Ecco probabilmente la risposta più estrema: “un uomo porco a cui piace vedere culi e tette al vento e che si masturba ripensando alla battona di turno nel film.” Mi sembra che la forza del linguaggio sia sintomo di una frattura politica e culturale. Il cinepanettone è divenuto metafora di frustrazione politica e il suo pubblico è diventato capro espiatorio.
PS. and today (1 May) a longer (but still edited) version appeared in the Giornale di Brescia