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Per quel che mi riguarda

@continenteobliato-blog / continenteobliato-blog.tumblr.com

Diario di una polpetta simpatica.
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In tempi normali, senza pandemie che interferiscono, la nostra torta oggi sarebbe stata piú grande, elaborata ed elegante, condivisa con i nostri amici e parenti.

Non ci possiamo lamentare peró.

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Per i trent'anni di Hubble, la NASA ha reso pubblico un archivio con le foto piú belle, una per ogni giorno dell'anno.

Qui ci sono rappresentate quattro date a me care: compleanno del mio fidanzato, il mio, il nostro anniversario e quella che avevamo scelto come data del matrimonio, che non ci sarà piú.

Infatti, anche se è la foto piú bella, con il resto non ci azzecca nulla.

Era già scritto nelle stelle?

(svarioni a parte, se siete curiosi quanto me, potete viaggiare tra stelle e galassie cliccando qui)

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Una foto che rimarrà nella storia.

Sergio Mattarella, il nostro Presidente della Repubblica, da solo, sale le scale dell’Altare della Patria per questo 25 aprile. Ad aspettarlo solo due corazzieri e il Milite Ignoto.

In uno scatto, la solitudine di questo momento d’emergenza. La forza di chi ci rappresenta tutti come italiani. Le scale da salire per rivedere la luce. La voglia, oggi più che mai, di non arrendersi e di riprenderci, ancora una volta, il nostro Paese vincendo questa battaglia.

In uno scatto, la nostra storia.

Buon 25 aprile, Italia.

Leonardo Cecchi

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Un giorno questa quarantena finirà e forse non avrò più scuse per rifiutare gli inviti a pranzo di mia suocera.

Ecco cosa mi manca della vita di prima: nel mio giorno libero ero sempre fuori città. Chissà quando potrò tornare a fuggire via.

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Non sopporto più i miei genitori che ogni giorno mi telefonano per dirmi: "Ti veniamo a prendere, che devi fare lì da sola, vieni qui."

Non ce la faccio. Questa frase è una coltellata.

Da sola sto bene, per la mia salute mentale è bene che io passi la quarantena da sola.

Dover rispondere in maniera fredda: "No, non posso venire, è da irresponsabili scendere giú, non ho piú neanche la residenza da voi, si va sul penale" e qualunque scusa, seppur valida, mi venga in mente in quel momento, mi fa incazzare.

Perchè la verità è un'altra i miei mi mancano, mi dispiace pensare che siamo lontani e non sapere quando tornerà il momento di riabbracciarli è logorante, e dirla farebbe piú male che passare da stronza.

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Finalmente dopo un mese di quarantena sono riuscita a passare un giorno da "La quarantena che vorrei": mi sono svegliata presto, ho fatto attività fisica, una colazione SANA, ho pulito la cucina, ho fatto la prima lezione di chitarra in videochiamata a mia sorella, pranzo SANO, uncinetto, ho disegnato (male) un volto, ho fatto la prima lezione di tedesco.

Finalmente.

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Quel giorno è arrivato.

Anni ed anni di ricerca e di studio buttati nel vento.

Anni ed anni a vantarmi del mio buon gusto e delle mie conoscenze.

Eppure quel giorno è arrivato.

Mi sono svegliata con un'insana voglia di musica dance anni '90 e da un' oretta sono lì che cucino e sculetto a suon di "siamo figli di Pitagora e di Casadeiiiii"

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Oggi, a San Salvo, si sarebbe tenuta la "Festa delle Some e delle Sagnitelle".

Si tratta di un'antica tradizione nata nel 1745 dopo l'arrivo delle reliquie del santo in paese.

Ogni anno nella settimana antecedente la festa patronale di San Vitale, la cittadina rinnova l'evento attraverso una coinvolgente festa con carri e trattori addobbati e poi alle 12, con lo scoppio del cannone, tutto il paese si ritrova in piazza per mangiare insieme le sagnitelle, condite con sugo e parmigiano, tra vino, canti popolari e allegria.

A causa del coronavirus quest'anno ognuno le ha fatte a casa propria e a mezzogiorno il parroco ha benedetto online le sagnitelle. In sottofondo, il canto per San Vitale:

"O San Vitale,

glorioso Santo,

nostro Custode

e Protettore.

Tu non badar

se siamo peccatori.

San Salvo nostro

proteggilo ancor!"

A parecchi chilometri di distanza, anche nella mia abitazione fiorentina la tradizione continua.

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Vorrei essere capace di comporre della musica quando prendo in mano la chitarra e non limitarmi ad interpretare quella degli altri.

Vorrei essere capace di scrivere una poesia, senza dover cercare nelle parole degli altri le mie parole.

Vorrei essere capace di avere la giusta battuta, senza farfugliare concetti per mezz'ora prima di riuscire ad esprimere qualcosa.

Vorrei essere capace di dipingere senza copiare ogni volta il lavoro di altri.

Vorrei essere capace di trovare la mia strada, la mia arte. Vorrei essere capace di non avere paura di espormi.

Forse così riuscirei davvero a dirti cosa provo.

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Ieri le mie sorelle hanno scoperto che all'asilo, portavo una merendina in piú per darla al mio fidanzatino. Tutti i giorni.

Così hanno commentato: "Ma allora per un piccolo periodo della tua vita sei stata dolce e romantica!"

In realtà, lo sono tutt'ora e lo sono allo stesso modo.

Sia chiaro, non vado in giro con una merendina in piú, non le compro neanche per me, ma dimostro il mio amore ed il mio affetto con il cibo. A tavola. Invitando a cena.

E poi, con tutte quelle regole e il galateo, riesco anche a capire bene chi ho davanti.

Quella è la mia comfort zone, è l'unico luogo in cui sono a mio agio, in cui riesco ad essere me stessa e a dare tutta me stessa.

Come apparecchio il tavolo è piú importante della scelta del vestito o del truccarmi bene.

Quando cucino, la scelta di un tipo di spezie anziché un altro, è una scelta d'amore.

Se non ti piace quello che preparo, se butti via quello che ho cucinato, scarti me.

Se ti amo, nutrirti diventa fondamentale e bisogna che lo faccia bene.

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Oggi ho bruciato la zuppa.

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