Eugenio Montale
Ti dicono: "Ma che problemi puoi avere tu?" e poi te li creano loro.
William Shakespeare
Roberto Benigni (via youaresuchadisaster)
ಎ
(via ridiamoinfacciaaldestino)
Arthur Schopenhauer (via anormalguywithabnormalmind)
Ma io ho dentro ciò che non si mostra - Fuori ci sono i fronzoli e le maschere del dolore. - William Shakespeare, Amleto
Cari professori, oggi vorrei porre la vostra attenzione su un argomento alquanto particolare e soprattutto molto delicato che vi porterà via una decina di minuti (se non di meno) ma che spero resterà impresso nelle vostre menti nello stesso modo in cui vi sono impresse le lezioni che quotidianamente ci impartite. Ognuno di voi possiede almeno due classi formate indicativamente da una ventina, trentina di persone, il che vi porta ad avere un numero di alunni tale che la vostra memoria farà fatica a memorizzarli tutti. Eppure ci riuscite sempre. Involontariamente il vostro cervello vi porterà a memorizzare più velocemente coloro i quali porteranno più problemi durante l’anno scolastico rispetto a coloro che svolgeranno discretamente o impeccabilmente (per quanto sia possibile) il loro diritto/dovere. La vostra attenzione sarà posta maggiormente sui primi soggetti indicati poiché, anche se molte volte noi studenti fatichiamo a comprenderlo, volete che il vostro duro lavoro abbia i suoi frutti in ognuno di noi. Dopo di che troviamo i ragazzi che molto spesso definite nella media ovvero coloro i quali impegno è minimo, ma sufficiente da soddisfare le loro competenze: a loro darete attenzione quanto serve e cercherete in tutti i modi di spronarli sperando di far scattare in loro curiosità e di conseguenza voglia di cultura e conoscenza (la quale magicamente farà la sua apparizione durante le ultime settimane scolastiche, ma questo lo sapete meglio di me). Infine troviamo loro: di solito c’è n’è uno, o al massimo due, in ogni classe, sono definiti secchioni dai propri compagni e intelligenti, doverosi, positivi da voi docenti. Inutile dirlo, a loro porrete poca attenzione, darete per scontato che è tutto troppo semplice per essi, affiderete esercizi che sarete sicuri essere in grado di svolgere senza molta difficoltà o, al contrario, assegnerete loro compiti di un livello superiore consapevoli del fatto che riusciranno a portarli a termine perché, come dite sempre, “dotati di un’innata voglia di fare e determinati quanto serve”. Ecco, in questa lettera ci tenevo a ringraziarvi per la fiducia che ponete nei miei, anzi, nei nostri confronti ma volevo farvi notare che molte volte non è così facile come sembra anche per noi. Vi aspettate di trovarci quotidianamente preparati, utilizzandoci come un jolly nel momento in cui, ad esempio, nessuno conosce la risposta ad una domanda o ancora, nel momento in cui nessuno è preparato per un’eventuale interrogazione. Magari noi proprio in quel giorno non siamo pronti a rispondere o non siamo “in vena” di affrontare un’interrogazione di storia, inglese, matematica o quel che sia. Volevo chiedervi, cari professori, di non arrabbiarvi così tanto quando questo accade;una classe intera non ha soddisfatto le vostre richieste, per quale motivo vi alterate così tanto quando noi, che non facciamo altro che studiare, abbiamo reagito per una volta nello stesso modo in cui reagiscono tutti gli altri? So che vi aspettate tanto da noi ma ogni volta che ciò accade ci fate sentire terribilmente in colpa e ci prendiamo carico dell’impreparazione di trenta persone. Inoltre odiamo terribilmente il fatto di essere trattati come la vostra carta vincente: studiamo ovviamente per noi stessi, ma sarebbe bello essere chiamati qualche volta non perché una classe è impreparata, ma perché volete verificare la nostra preparazione. Non dite ai nostri compagni di prendere esempio da noi, non va bene! Non va bene perché noi siamo maniaci della perfezione, ci priviamo di giornate all’aperto perché “domani la Prof potrebbe interrogare sul programma dell’anno scorso” e soprattutto non va bene perché ognuno deve trovare la propria strada, la propria ispirazione a modo suo, non seguendo noi. Sappiamo benissimo che una volta usciti da questi anni che sono “i più belli della nostra vita” ci ritroveremo faccia a faccia con il mondo reale e che lì tutto è diverso ma a questo punto mi viene spontaneo dire: non preparate solo noi a questo mondo reale, preparate tutti. Insomma cari professori, quello che voglio dirvi è che molte volte non vi soffermate su di noi, pensate che vada sempre tutto bene e che sia facile affrontare questi anni: io voglio dirvi che non lo è, ma il perché scopritelo voi. Con affetto, la prima della mia classe.
William Shakespeare, Amleto
Close your eyes to see this painting. - @somewhereblog
Joy
Il mare d'inverno (con tanta voglia di scrivere un libro)