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Mi sono appena ricordata di quella volta che una mia amica mi ha confidato che il padre (non la madre, il padre) le impediva di prendere antidolorifici per i dolori mestruali perché “sono dolori naturali e sicuramente hanno la loro funzione, altrimenti Dio non li avrebbe permessi”.

Volevo scriverlo per ricordarmi come ho reagito quando l’ho conosciuto a 14 anni: durante il pranzo ho parlato dei coaguli di sangue perché mi sembrava cosa buona e giusta. Naturale, soprattutto.

Dopo ho chiesto un Moment per il forte mal di testa e ho regalato il blister alle sue figlie.

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Abbiamo trovato una tua lettera, fra le pagine di un libro, scritta quando avevi 20 anni, da aprire solo in caso di decesso.

Avevi scritto proprio così.

Oggi stiamo insieme per leggerla e decidere cosa fare. E io mi sento sempre infinitamente incapace, su un bus di linea all’EUR e il pensiero doloroso di non poterti abbracciare più per tutta la vita.

Chissà cosa mi diresti. Son sicura che in qualche modo ti piacesse sgridarmi, proteggermi, darmi consigli.

E dio solo sa quanto piacesse a me essere sgridata, protetta, consigliata.

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Grazie per questo regalo enorme di avermi fatto passare le ultime due tue settimane con te, per esserti lasciata assistere, lavare, coccolare e lasciarci fare delle cose (che erano più per sentirci utili concretamente che altro).

Ti ho chiesto scusa, non per avere il tuo perdono, ma per presentarti, come un'offerta, la mia (nostra) infinita piccolezza umana di fronte al dolore altrui, alla solitudine altrui, alla paura altrui.

Ti ho guardata piangere di disperazione e rabbia, senza poterti esprimere perché ti è stato portato via tutto: la vista, la parola, l'udito. Ho cercato di parlare attraverso le mani, anzi una mano, per cercare di toglierti da quel buio silenziosissimo della tua testa.

Ho pregato, sì, senza vergogna e sperando le mie preghiere valessero 100 volte tanto, che venissi guarita, che accadesse un miracolo, ma come giustamente dice S., "Ti immagini cosa sarebbe stato per lei essere miracolata, che più di qualsiasi altra cosa desiderava la normalità?". E allora ho pregato che ti lasciassi andare, che le medicine ti annebbiassero la mente e non riuscissi più a pensare, che il passaggio fosse dolce e indolore.

La verità è che ti sei aggrappata fino all'ultimo perché non ho mai conosciuto una persona con più fame di vita di te. Ho una foto in mente, che mi dà molta serenità, che ti ritrae con gli occhi chiusi, i capelli legati con la tua solita treccia, mentre rivolta al mare lasci che il vento ti accarezzi il viso.

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Sono così stanca che mi viene da vomitare

Sono così stanca che mi viene da morire

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Non so se esiste una parola in italiano per dire quello che sto facendo, ferma da 20 minuti, alla fermata del tram.

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