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poisonrosa

@poisonrosa / poisonrosa.tumblr.com

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amorr-fati

“Noi arabi inventammo i numeri: il sistema decimale. Ma la nostra più grande invenzione fu Syfr. Syfr, che divenne poi Zephirus e poi Zero. Noi inventammo il numero che indica il vuoto, il nulla. Un numero pauroso, nel cui segno circolare la mente si può smarrire. Ebbene, tu conosci lo zero. Esso è il numero delle grandi cifre. Aggiunto, in lunga fila, dietro un semplice numero, lo trasforma in un mostro: un miliardo, un miliardo di miliardi. Sono i numeri con cui si indicano le tue grandi ricchezze: e lo zero vi cammina in fila, come in una carovana i cammelli carichi di gemme e sete, dietro al padrone. Esso è il tuo servo fedele: uno zero. Il tuo popolo, tanti zeri dietro a te, e così i tuoi consiglieri. Io potrei essere forse il secondo o terzo zero, nel grande numero della tua gloria: ma sempre vuoto, uguale a tutti gli altri. Ma non è questa la sola cosa che ti sfugge. Lo zero spalancò anche un’altra via: se lo zero si fa seguire da una virgola, e poi da altri numeri, ebbene non ci sarà numero, per grande e mostruoso che sia, che potrà uscire dal suo orizzonte. Esso crescerà, schiererà cifre come soldati, ma sarà sempre, ahimé, meno del numero più piccolo, meno di uno. Così tu rincorri un potere assoluto; ma per quante cifre, numeri e soldati vivi e morti tu possa mettere insieme, davanti a te c’è uno zero: il mistero che non afferri, la natura, che supera ogni tua ricchezza, il cielo, che non puoi avvicinare. E bada! Dopo lo zero, e la virgola, possono seguire molti altri zeri. Milioni di zeri. Ma se alla fine ci sarà un numero, esso esisterà. Questo è il mondo che non ti appartiene, la via che ti sfugge, l’infinitamente piccolo della libertà nascosta, il mistero della complessità che non puoi avere.
Il tuo più povero suddito è un numero, in fondo a tanti zeri: ma esiste, è vivo. C’è chi ammira le grandi misure e i grandi numeri necessari per esprimere la grandezza dell’universo, le distanze delle stelle. Ma lo scienziato, e l’uomo comune, resterà parimenti stordito dai numeri che inseguono e trovano la più piccola particella atomica, l’occhio dell’ape, la cellula. Questa vita che hai intorno, i tuoi sudditi, la natura, ciò che sta nell’altra terra lontana dallo zero, tu la disprezzi. Vorresti cancellarla. Pensi che tutto si possa comprare, pensi che i tuoi numeri siano abbastanza grandi per abbracciare il mondo. Essi sono syfr, zephir, il nulla, il vuoto. Le cose che tu puoi comprare sono un numero così infinitamente piccolo, che dovresti vergognartene. Non gloriarti della tua ricchezza. Essa è niente, sia se la rivolgi verso il cielo, sia verso i mondi dell’infinitamente piccolo. Nascondi il tuo oro, chiudi il libro dei numeri, perché esso è per te spaventoso.”

- Stefano Benni, “TERRA!" 

- Lucio Fontana, "Concetto spaziale, Attese” (1965)

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Una ragazza qualche giorno fa mi ha chiesto di aiutarla a disegnare una scritta che vuole tatuarsi. “Ma nessun posto è come te” sono le parole che ha scelto. Non ho mai domandato cosa significassero o a chi fossero riferite, non siamo poi così tanto amiche e mi sembrava irrispettoso. Ieri ero a casa sua, e mentre ripassavo con i trattopen le lettere lei era seduta sul letto e mi guardava in silenzio. Di punto in bianco mi ha detto: “Sai cosa vuol dire? È per me. A volte mi sento fuori posto o di non avere nessun luogo sicuro o nessuna persona che sia la mia casa o cose così. Ma il mio posto sono io. Voglio essere io la mia casa. Questo voglio scrivermi addosso per sempre. Nessun posto è come me.”

Mi ha colpito veramente tanto, e voglio che lo ricordiate anche voi. Soprattutto le ragazze, perché spesso la società si impegna a farci sentire inadeguate e fuori posto ovunque proviamo ad inserirci. Ma non importa, non deve importarti. Il tuo posto sicuro sei tu. E nessun posto è come te.

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