Avatar

New & Improved - Animus 2.0

@animus2point0 / animus2point0.tumblr.com

Avatar
reblogged
Avatar
rizafujizare

Animus 2.0 - Solitude

Another little drabble that i wrote for the Animus ;u; This time he experiences solitude. 
**********
Animus si svegliò di nuovo, ancora confuso, ancora con sembianze umane. Per quanto avrebbe dovuto continuare questa storia? Si sentiva impacciato e.. Scomodo, in quel corpo fatto di ossa e muscoli. Purtroppo non avrebbe avuto risposta a quello strano cambiamento. La mente elaborava molto meno attivamente di quando era una macchina e pian piano sentiva che l’accettazione di tale evento, stava per avvicinarsi. Quindi, ancora più zittito, si alzò dal suo giaciglio, per raggiungere la finestra. Era quasi giorno. Poggiò la fronte al vetro, sentendo dei brividi attraversargli il corpo. “Che… Freddo.” Disse spontaneamente. La vista fuori dalla finestra era veramente inusuale. Il colore del cielo era grigio perla e non c’era nessuna nuvola in vista. Le strade erano deserte e il silenzio era così palpabile, che se sarebbe esplosa una bomba, tutto sarebbe caduto in un chaos inaudito, rovinando un momento di tranquillità che Animus stava sperimentando per la prima volta nella sua vita da umano. Diede un nome a quell’evento solitario, che aveva sentito tante volte nei pensieri di Desmond, quando lo guidava nella coltre bianca della sua memoria. Solitudine. Una parola amara, che ti sconfigge e inaridisce il cuore. Subito la logica ha il sopravvento. L’uomo è fatto per stare da solo? Sa stare da solo? Ha bisogno necessariamente di qualcuno per non sentirsi solo? Cos’è esattamente la solitudine? Domande che solo ora poteva porsi, ora che era umano, ora che era cosciente di ciò che gli stava intorno. Era sicuro che quello che stava vivendo era un sogno. Ogni qualvolta che si svegliava Desmond e gli altri non erano mai presenti. Si sentì solo e triste. Ecco cosa significava in quel momento la solitudine. Non essere in grado di confrontarsi con un altro suo simile.
Avatar
reblogged
Avatar
rizafujizare

Just a human

So, this is another fic about Animus, with humanoid Animus, for being precise. I described his sensation about having an human body and how he relates with his new form. I don’t know if i’ll continue this fic, for the moment i  like it that way.
*******
Ad un certo punto si svegliò davvero. Non era il solito boot che emetteva quando Rebecca gli dava il comando, ma aprì le palpebre e la sbattè varie volte prima di rendersi conto che vedeva intorno a sè. Si guardò, sconcertato. Aveva mani, braccia, gambe. Si toccò il viso. Un viso. Il naso, la bocca, la mascella. Una forma, un aspetto. E poteva respirare, parlare, gridare se lo voleva. Non era più costretto a far appoggiare pesanti corpi con il loro passato sulle sue braccia, non era più costretto a calcolare, elaborare, ricordare per gli altri. Ora sembrava un essere umano, in tutto e per tutto. C’erano tante cose per verificarlo, ma prima di tutto, Animus andò in bagno, a guardarsi allo specchio. I suoi passi erano ancora indecisi. Doveva solo capire come far funzionare il baricentro del suo nuovo corpo. Così, un passo alla volta, arrivò davanti alla superficie specchiata. Si toccò il viso. Fremette alla vista della carne, dei bulbi oculari, delle labbra piene, dei denti, del colore degli occhi. Il colore degli occhi erano affascinanti, inverosimili. Se pensava alle iridi color ambra di chi aveva accompagnato in tutto quel tempo, i suoi erano davvero qualcosa fuoriuscito da una favola. Incantevoli iridescenze celesti e grigie incastonati in due occhi grandi e ingenui. “Questo sono io.” La sua voce inoltre era profonda e se ne sorprese. Si toccò la gola. le clavicole, il petto. Lo specchio rifletteva metà del suo busto. Dovette allontanarsi per vedere ciò aveva guadagnato. Forse la sua “mamma” l’avrebbe definito “come il David di Michelangelo”, e ne era… Lusingato al solo pensiero.  Che strano sentimento era la lusinga, si disse tra sè e sè… Provare emozioni umane era aldilà di ogni calcolo che si potesse fare. Non avrebbe mai immaginato di acquisire forma umanoide… Se l’avessero visto, nessuno ci avrebbe creduto. Per il momento nel laboratorio non c’era nessuno. Si studiò ancora allo specchio. Aveva la pelle chiara e i capelli di uno strano colore, forse grigi… O argento. Dopo un paio di secondi realizzò che poteva uscire. O perlomeno, farsi un giro nella zona sottostante al laboratorio. Dalla piccola finestra vedeva chiaramente passare automobili e persone. L’entusiasmo cominciò a farsi spazio nel suo petto. Sembrava divertente oltre che stimolante, passeggiare su e giù per la città, vedere, parlare, conoscere. Così, dopo aver recuperato dei vestiti nell’armadio comune, si ritenne pronto ad uscire e a conoscere il mondo. Ma si bloccò. La sua parte razionale, che pensava prima di agire, lo fece tremare. Di qualcosa che non riusciva a riconoscere, spiegare, controllare. Cominciò a balbettare dei no indecisi e spaventati. Era assolutamente troppo. Una vera e propria crisi di nervi lo travolse. Come avrebbe fatto senza documenti, senza soldi, un mezzo e qualsiasi altra cosa utile ad uscire al mondo esterno? Ed era in grado di intrattenere una conversazione? No. No, no, no, no, no. Si svestì, si sdraiò in un angolo e aspettò di ritornare com’era, una sedia, qualsiasi cosa che non fosse un essere umano costretto ad interagire con il mondo esterno. Come facevano la sua mamma, Lucy, Desmond e Shaun a farcela, si chiese. Ma non accadde nulla. Si sentì triste a riguardo. Ed ecco un altro sentimento, la tristezza. Una sofferenza incredibile fuoriusciva dal suo petto. “E adesso che faccio?” Si disse, mentre continuava a stringere le palpebre, affinchè ritornasse il buio, l’immobilità, sperava di sentire di nuovo il peso del corpo di Des e il peso del suo passato. E il sonno lo travolse. “La vuoi una caramella?” Chiese una voce femminile. Animus vide il volto di questa bella ragazza, reggere un sacchetto bianco in mano da cui ogni volta estraeva una caramella sempre diversa. Stava sognando? Incredibile quanto un sogno potesse essere vivido e… Bello. Come la ragazza che aveva di fronte. “Una… cosa?” Domandò Animus. “Una caramella. E’ una cosa dolce. Ti da la felicità per qualche attimo. E anche tanti zuccheri.” Animus non sapeva decidersi, nè cosa rispondere. Quindi la ragazza gli si avvicinò, gli aprì la mano a coppa e la riempì di caramelle. Il profumo delle caramelle era inebriante. Quindi ne mangiò una, sperimentando il sapore acidulo e dolce che gli faceva usare tutto il suo senso del gusto. Dapprima non gli piacque, ma come attratto da quel sapore, continuò a mangiarle. La ragazza guardava di tanto in tanto il ragazzo che aveva di fronte, senza chiedersi perchè aveva quell’aspetto così serafico. Quindi gli diede un bacio sulla guancia. E Animus si risvegliò. Ansimando nel buio, Animus si toccò il petto. Il suo cuore batteva come un martello pneumatico. Come poteva un sogno, provocare tutto quel chaos interiore? Con le troppe domande che gli affollavano la testa, si rimise a dormire, sperando di rivedere la ragazza delle caramelle.
Avatar

Guess Who's Back?

Tell a friend. 2.0's back.

[really guys. I won't join the AC!Tumblr rp again because well they were boring me as 2.0 as he was only mainly interacting with you guys. So like that's what he'll do. ouo]

Avatar
reblogged
Avatar
rizafujizare

Animus 2.0 (first attempt)

This is the first attempt of the Animus 2.0’s fic that i started to write… Maybe three months ago. It was an erotic fic. And then i changed the composition because was generic and maybe not appropriate for Animus 2.0
*****
Non poteva tornare indietro stavolta. Sentiva la sua schiena distrutta. Uno ad uno, le ossa facevano un male terribile. E forse anche qualche suono orrendo. Non aveva il coraggio di stiracchiarsi per provocare chissà quale frattura. “Dannazione…” I Templari continuavano a correre intorno alla base, dentro e fuori l’Abstergo. La ragazza rise leggermente, realizzando quanto fosse stupida. Perchè non aveva ignorato l’impulso di entrare nell’Abstergo? Semplice. Voleva la mela. Quel maledetto Pezzo dorato che la tentava ogni secondo. Forse l’avevano già portata in un altro posto. Respirando pesantemente, la ragazza entrò in una stanza vuota. Non c’era nient’altro che una finestra, un tavolo con alcune carte e una sedia. La sedia era rossa, con alcuni bottoni complicati e utili a qualche scopo, sul lato destro. La sedia era come il lettino degli psicologi, ma la forma sensuale ed ergonomica pareva si adattasse ad ogni tipo di corpo.  La ragazza sentì che non poteva resistere oltre e si sdraiò gentilmente, rilassandosi sulla sedia. “Oh mio dio…” Disse, la sedia era davvero comoda. La ragazza era sul punto di dormire quando la sedia si attivò, accendendo delle luci. All’improvviso delle piccole vibrazioni si estesero nella sedia. Il respiro della ragazza divenne regolare e il dolore che l’aveva affaticata cominciava pian piano a lenirsi. Era come un sogno. Ma ogni volta che il respiro della ragazza diveniva sempre più rilassato e stimolato, in qualche modo, la sedia reagiva e faceva lavorare più velocemente le vibrazioni. “Ah, nh…” La ragazza iniziò a gemere e aprì gli occhi. Cercò di alzarsi, ma qualcosa alle caviglie e ai polsi la bloccavano alla sedia. “Cosa cazzo…? La sedia è attivata!” La ragazza cercò di resistere ma la sedia continuò a stimolare, come se avesse una volontà propria. E così cominciò a stimolare quelli che, per la ragazza, erano i suoi punti deboli. “Oh no…” Il collo, i capelli, la schiena, i fianchi, in mezzo alle gambe… Non si fermava. Nella stanza si sentivano solo l’eco dei gemiti e dei sospiri della ragazza. E se i Templari l’avessero trovata nel bel mezzo dell’orgasmo? Mentre pensava a come scappare da quella strana situazione, piccoli dispositivi, come braccia, uscirono fuori dalla sedia. La ragazza fece un urlo di sorpresa e iniziò a tremare. Quelle piccole braccia cominciarono a toccarle il sesso. “No, no, no, smettila! Fermati maledetta macchina! AH!” La sedia continuò a stimolare, più forte che poteva. “Fottuta sedia… Come p-può conoscere i miei punti deboli… ugh…” La ragazza piegò la testa all’indietro, era vicino all’orgasmo. Un altra spinta e un altra ancora, la sedia era proprio senza pietà. Non si era mai sentita così bene… Per un periodo indefinito non aveva mai cercato sensazioni così… Forse la sua mente era troppo occupata da altri pensieri per dedicarsi a se stessa in quel modo. Finalmente venne. La sedia finì il lavoro e si spense, lasciando la ragazza completamente sconvolta e… Soddisfatta.

Animus 2.0 approves of this.

Avatar

Hello.

Animus 2.0 would like to apologize for having disappeared before and will be back.

You are using an unsupported browser and things might not work as intended. Please make sure you're using the latest version of Chrome, Firefox, Safari, or Edge.