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" Io sono sempre stata come sono, anche quando non ero come sono, e non saprà nessuno come sono, perché non sono solo come sono."
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Sono in treno, a parte il tanfo che emana uno che ho di fronte, tatuato, a mezze maniche e con le cuffie giganti quanto la testa mia e il Mac viola/blu elettrico davanti; il sole che mi sta togliendo la vista all’occhio sinistro; la mia amica che mi dice “mangia, mangia”ma no; io non riesco ad ascoltare musica, leggere il libro, semplicemente dormire ma vorrei cacciare un urlo megagalatticoinfinitamenteimmenso pieno di rabbia e ira.Lo stupore della gente sarebbe meraviglioso. La mia amica mi ha consigliato di non farlo, perché tanto la rabbia mi resta. Forse ha ragione.Uffa.

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Sono sveglia dalle otto, sono ancora nel letto, sotto il piumone e con la testa sotto due cuscini, a girarmi e rigirarmi.Ho dormito poco e ho un mal di testa che sembrano venti.Ho un paio di cose importanti da fare, ma ho solo una voglia matta di continuare a fissare la finestra nascosta dalla tenda.Mi sono alzata tre volte, una per vedere se ci fosse qualcuno in casa, e dopo trent'anni ho capito che c'era qualcuno, la seconda per aprire la finestra e sentire la città che si muove fuori, e la terza per andare in bagno, e mi sono dimenticata pure di fare pipì.Sono tornata in stanza e mi sono buttata di nuovo nel letto con i fiorellini lilla. Ho mangiato due ringo pipol e parlato con cinque persone.Da poco è passata l'una e alle due e mezzo devo uscire, per stare in giro forse tre ore scarse. Io continuo a dare i numeri e magari la giornata passa.

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Il problema è avere occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono, nemmeno l’ordito minimo della realtà. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio.

Pier Paolo Pasolini (via inthemoodtodissolveinthesky)

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Tanto tempo fa un grande filosofo indiano scrisse " Nel mare della vita i fortunati vanno in crociera gli altri nuotano qualcuno annega " Ehi capitano mio vado giu' non e' blu questo mare non e' blu tra rifiuti pescecani ed SOS vado alla deriva sto affogando Che cacchio stai dicendo affoghi in un bicchiere sai nuotare come me piu' di me ce la fai se lo vuoi si che puoi prendi fiato e vai vai che ce la fai Sai che c'e' non ce ne frega niente dei pescecani e di tanta brutta gente siamo delfini e' un gioco da bambini il mare Ehi capitano mio c'e' una sirena dice che mi ama forse crede non lo so lo saprai se anche tu l'amerai non ci si nega mai a chi dice si' dille di si' si' si' si' Sai che c'e' non ce ne frega niente sirene o no noi ci innamoriamo sempre siamo delfini giochiamo con le donne belle Sai che c'e' non ce ne frega niente il mare e' un letto grande grande siamo delfini e' un gioco da bambini il mare Mare facci sognare tu nei tuoi fondali verdi e blu quanti tesori immersi sommersi Ehi capitano mio siamo accerchiati da cento barche arpioni ami e cento reti fuggi via tu che sei piu' veloce mi hanno solo ferito ma sopravvivero' Sai che c'e' non ce ne frega niente la vita e', e' morire cento volte siamo delfini giochiamo con la sorte Sai che c'e' non ce ne frega niente vivremo sempre noi sorrideremo sempre siamo delfini e' un gioco da bambini il mare Sai che c'e' e' un gioco da bambini il mare

Delfini(sai che c'è)

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Sono in metropolitana, sonnecchio e d’un tratto mi sveglio perché qualcosa di sgradevole mi solletica il mento, mi sveglio e vedo un omino in piedi, in giacca bianca, che mi passa energicamente sul volto un pennello bagnato. Ah, sono dal barbiere, stavo dormendo, mi rimetto l’animo in pace. M’addormento di nuovo, d’un tratto un dolore tremendo, mi risucchiano tutta la materia cerebrale, mi sveglio e vedo un omino in piedi, in giacca bianca, con un trapano in mano. Ah, sono dal dentista, mi rimetto l’animo in pace. E il dentista mi addormenta perché ho gridato. Sono di nuovo in metropolitana, sonnecchio, mi addormento. Una donna che amo viene a sedermisi accanto, non so chi sia ma come tutte le donne che amo è nuda e bella con me. I passeggeri ci guardano di traverso e, indignati, scendono protestando alla prima stazione. La donna che amo mi bacia e tutto il resto svanisce. D’un tratto, qualcosa di orribile mi tocca la spalla. La donna che amo sparisce. Volto la testa, vedo una mano sulla mia spalla, poi dopo questa mano un braccio e infine, di fronte a me, un ometto in piedi, vestito di blu, con una pinza in mano e che mi chiede il biglietto. Senza pensarci su, lo ammazzo. Tirano il segnale d’allarme, la metropolitana si ferma, mi portano via e mi addormento, mi addormento, mi addormento… Sono in metropolitana, aspetto la donna che amo, lei arriva, sorride, mi si siede accanto, mi passa un braccio attorno al collo, ma… Di nuovo mi toccano la spalla, è insopportabile, mi sveglio. Un uomo vestito da guardia repubblicana mi fa capire, aggrottando un folto sopracciglio, che non è il momento di dormire. Ah, sono in tribunale, in Corte d’Assise, mi rimetto l’animo in pace! Un omino in rosso mi addita freneticamente e supplica sette omini in grigio, chiedendo loro la mia testa perché bisogna ch’io paghi il mio debito alla Società. Alla Società… la Società… mi addormento, mi addormento, mi addormento. Sono in metropolitana, aspetto la donna che amo. Arriva, è più bella e più giovane e più ben fatta che mai, sorride, è felice, lei capisce tutto, lei sa tutto, lei mi ama quanto l’amo io e, come me, ama molto anche se stessa. Siamo fatti per intenderci, siamo fatti per l’amore. Ed è un’immensa fortuna essere in prima perché i sedili sono più morbidi e… Ma ecco che si ricomincia, mi battono di nuovo sulla spalla. Questa volta, però, la donna che amo non sparisce. Mi giro e vedo un omino in bianco. Non è il dentista, non è il barbiere, non è nemmeno il procuratore… è il controllore. È in bianco perché i sudari sono bianchi e ha il sudario perché è morto ed è morto perché io l’ho ucciso. Ma continua a controllare di là dalla vita, di là dalla morte e dal buono o cattivo umore, perché quello è il suo mestiere. Mi guarda con somma indifferenza e sembra non avercela affatto con me che l’ho ucciso. Oh! certo non sorride e non ha l’aria allegra: solo, il volto felice, beota e beato che hanno i santi sulle vetrate e sui calendari. Cortesemente ci chiede il biglietto. In quel momento, la donna che amo sparisce. Di sicuro è senza biglietto e io… io ho soltanto un biglietto di seconda e non ho soldi per il supplemento. Il controllore scuote tristemente il capo, il treno si ferma… e io vado in seconda. Il treno riparte. La donna che amo ritorna e mi bacia. Ed è davvero un’immensa fortuna essere in seconda perché si può benissimo fare l’amore con colei che si ama, e che si ama, su un sedile di legno, in seconda classe, nella metropolitana e davanti a tutti i passeggeri, proprio come lo si fa su un letto ricoperto di raso lussuoso, o, da ragazzi, sotto un androne la sera svuotando il secchio della spazzatura. I passeggeri ci guardano con gli occhi indifferenti di chi ha visto ben altro o che ne ha sentito parlare. D’ un tratto la porta si apre e cocciuto, il Procuratore, sempre vestito di rosso, mi addita di nuovo e reclama, fra la crescente indifferenza dei passeggeri, la mia testa. Allora scoppio a ridere e anche la donna che amo scoppia a ridere e mi bacia e la bacio e facciamo l’amore. E di colpo mi coglie l’inquietudine e temo che sia tutto soltanto un sogno. Ma la donna che amo, intuendo ciò che penso, mi pizzica a sangue con immensa tenerezza, eppure io continuo a temere di star sognando. E mi coglie il pensiero che è forse perché sto sognando che faccio l’amore assai meglio del solito, nella realtà. Ma la donna che amo è davvero così bella, così felice, così giovane, che oso, accarezzandola, dirle, come si dice nella realtà, tutto ciò che penso. E lei mi risponde scuotendo dolcemente la graziosa testolina: No, davvero, che cosa vai a pensare! Ma mi battono di nuovo sulla spalla e di nuovo lei sparisce. Questa volta, però, ridendo, con un riso così aperto, così felice e così fiducioso che non posso fare a meno di ridere con quel medesimo riso, ed è nel lampo stesso di quel riso, radioso come un sole, da lei esibito scomparendo, che vedo di fronte a me drizzarsi derisoriamente degli omini in nero due dei quali in toga che mi supplicano - di lacrime austere colmi gli occhi - d’avere molto coraggio perché la mia domanda di grazia è stata respinta. Inenarrabile, vale a dire che non si può assolutamente raccontare. Mi addormento. È tutto così vano, di un tempo così tardivo, così limitato. Mi addormento, mi addormento… Mi addormento e lei arriva. E di nuovo mi bacia.

Schiarita(la pioggia e il bel tempo)

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Il comitato Wafertubo è lieto di consegnarLe questo delizioso frullato al cocomero tondo tondo che voleva essere il più forte del mondo che voleva tutti quanti superare un bel giorno si mise a fare sondaggi

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(Tu sei matta.Mi piaci!)Il cocomero tondo tondo è tanto buono e pacioccone, ma se mi togli i semini mi fai un gran favore.Fai più spesso questi sondaggi frullati:son carini e tutti qui vogliam gli assaggi frullati di Waferita!Con todo mi corazón, besitos nena!

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