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As Above, so Below, as Whitin, so Without

@tenshinouta / tenshinouta.tumblr.com

Qualcuno ha detto Nutella?
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Sabato sera ballo a Ballando con le stelle. Raga, sappiate che vi ho voluto bene.

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Anonymous asked:

La tua gemella buona è molto carina

Grazie, le riferirò la cosa non appena la libererò dalla sua prigione nei sotterranei del palazzo

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Anonymous asked:

Ma quella nella foto di oggi sei tu?

No, è la mia gemella buona, io sembro meno angelica, solitamente

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C’è questa persona che sino a poco tempo fa era una mia amica, a cui oggi ho ripensato tramite una strana ma abbastanza logica associazione di idee che è partita dalla laurea del mio ballerino e che ha seguito il ragionamento mia laurea - gente che ci è venuta - amici stronzi - amica stronza - capodanno - messaggio senza risposta - fine del rapporto. Insomma, questa persona ha deciso di troncare il rapporto con me in modo del tutto unilaterale perché non ho mai risposto a un suo messaggio, il che mi fa apparire come una stronza senza cuore che visualizza e non risponde, sennonché quando lessi quel messaggio ero a letto con 38.5 di febbre e non ricordo niente di ciò che ho fatto. Non ho risposto a nessuno, quel giorno, ma nessuno ha deciso di tirare su un muro in stile Trump per questo. Anzi, direi quasi che non gliene è fregata un’emerita minchia a nessuno. Però all’amica X sì, se l’è presa sul personale, come se avere un atteggiamento da stocazzo e non degnarmi nemmeno di uno sguardo durante le serate non fosse stato già abbastanza, ma io mica le porto rancore, io sono del partito “me ne sbatto la minchia”, era tutto a posto anche se il giorno della mia laurea non è riuscita a venire per motivi ignoti (perché so che mi ha allegramente mentito dicendomi che andava a lavoro), come se mandare solo un messaggio con qualche coriandolo e qualche cuoricino fosse abbastanza, come se dover essere contattata per essere solo il suo muro del pianto quando non le è mai fregato niente di ciò che provavo io non fosse stato abbastanza. No, non bastava, ci voleva anche la scenata perché non ho risposto a un messaggio e me ne sono dimenticata.

Oh, nel caso dovesse mai venirvi il dubbio, ricordate che la stronza della situazione sono sempre io.

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Comunque qui stanno tutti a parlare e a dire che l’amore bello è quello dove si dorme abbracciati e nudi dopo aver fatto l’amore, ma nessuno che abbia mai provato l’esperienza mistica di addormentarsi sulla pancia dell’altro in una posizione assurda dopo aver pranzato con due chili di carbonara e bottiglie di Montepulciano.

Quello è il vero amore.

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Oggi ho partecipato per la prima volta a un recruitment day. Vorrei sorvolare sul mi stato emotivo iniziale, ma per certi versi non posso, mi sentivo come una che stava andando ad elemosinare qualcosa, una poveraccia dall’apparenza misera e bigia, appena uscita da una delle più colossali prese per i fondelli dell’anno. Dopo il cetriolo maxi che mi è stato servito al Colosseo (dove, ovviamente, pochi di voi sanno che ho lavorato), non mi aspetto altro dalla vita. Magari non cetrioli maxi, eh, ma delle variazioni sì, tipo cetrioli in salamoia o roba simile. Quindi sono uscita di casa con in borsa un bel pacco di curriculum aggiornati e rimessi a posto per l’occasione, ho messo in moto la mia macchina e sono partita con dentro la morte.

Sorvolando, però, su come possa essere sfigata la mia vita in questo periodo e sulle varie ricette di prelibatezze ai cetrioli in mio possesso che Giallo Zafferano in confronto è niente, mi sono un po’ stupita quando, a questo evento, ho trovato non solo miei coetanei che hanno avuto percorsi simili al mio e cetrioli volanti molto simili, ma persone grandi, dell’età dei miei genitori. Persone con curriculum impeccabili che, però, non riescono a trovare un lavoro e hanno una famiglia da mantenere. E persone con percorsi meno fortunati, un po’ demoralizzate. Non credo che sarò in grado di dimenticare lo sguardo spento e triste di una signora vestita il più elegante possibile, per ciò che poteva, che mi ha chiesto informazioni. “Eh, io ci sto provando, qui, oggi, a trovare un lavoro. Ci provo tutti i giorni, ovunque, ma sono ancora a casa a preparare il pranzo ai miei figli per quando ritornano da scuola. Mia figlia, quella più grande, è all’ultimo anno di liceo e ha deciso che non vuole fare l’università perché sa che studiare costa molto e noi non ce lo possiamo permettere”.

Io, in quel momento, ho provato a tirarle su il morale e le ho dato qualche consiglio sull’università e su come potrebbe fare, probabilmente tutti inutili, però mi sono resa conto di quanto sia sciocco, talvolta, arrivare alla mia età e deprimersi perché non si riesce a trovare un lavoro, quando fuori dalle quattro mura di casa mia ci sono situazioni ben peggiori, con famiglie che muoiono di fame, altre con figli che rinunciano al loro futuro pur di non pesare sul bilancio di fine mese, e persone considerate “anziane” che si umiliano alla ricerca di un lavoro pur di rendere felici i propri figli. Io, almeno, ho sempre avuto la fortuna di avere una famiglia alle spalle con un posto fisso che, per carità, non ci fa navigare nell’oro, ma almeno ho potuto studiare e posso vivere un’esistenza dignitosa.

Non so, oggi sono tornata a casa un po’ amareggiata e un po’ più triste di quando ero partita, ma per motivi ben differenti da quelli iniziali. Ho lasciato lì la mia frustrazione da mezza-giovane laureata senza lavoro e sono tornata a casa con la tristezza di sapere che sono fortunata per quello che ho. Perché, parliamoci chiaramente, tutti lo diciamo che dovremmo essere felici di ciò che possediamo, ma chi realmente è consapevole di ciò che ha? E chi realmente ne gioisce? Io, tante volte, tendo a dimenticarlo e questo mi fa male. 

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Ho tirato su una città fortificata, con alte mura e torri di controllo, e l'ho edificata con tutte le cose che non mi hanno ucciso ma mi hanno fortificata, ma mi sono scordata la porta per uscire, e il risultato è che o mi butto giù dalle mura o morirò qui dentro da sola.

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Quando ero una giovine adolescente tutta ormoni e rabbia verso il mondo (il che mi fa pensare adesso che alla mia veneranda età io sia ancora nel pieno della mia pubertà), avevo questa tristissima abitudine di scrivere sul mio primo blog di msn, piattaforma che, appunto, solo i vecchi ricordano, una serie di elenchi con un sacco di belle cose che volevo achieve e che, puntualmente, non ottenevo mai. Tipo, “dimagrire per l’estate o almeno arrivare ad avere una forma proporzionata tra tette piccole e culo grosso”, “avere una sana alimentazione che però includesse la Nutella”, “studiare con costanza per non morire affogata” (n.b non importa se sei laureato più o meno da mezzo secolo, resti per sempre uno studente in crisi che ha la costante idea di essere terribilmente indietro con lo studio), “guadagnare qualche soldo”, “realizzare i big project”, “continuare a scrivere”, e un’altra serie di cose un po’ più melense tipo “trovare l’amore”, “fare l’amore”, “se non proprio trovare l’amore, almeno qualche stronzo che mi si fila”.  Tutto questo discorso perché volevo dire una cosa che però adesso non voglio più dire perché è stata oscurata da questo enorme quesito che mi si è palesato mentre scrivevo questo inutile post: ma l’adolescenza, quindi, con precisione, quando cacchio finisce?

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Parliamoci chiaramente, io non ci voglio finire dallo psicologo solo perché questa società fa schifo e io non sono strong enough per affrontarla.

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Oggi ho ricordato di avere un blog su tumblr. Non che avessi dimenticato di averlo, sia chiaro, semplicemente ho voluto mettere da parte questa pagina oscura della mia esistenza perché mi ero prefissata di vivere. Il problema è che vivere si sta dimostrando più complicato del previsto e non è servito a granché prepararsi al peggio, il peggio è arrivato e si è schiantato su di me come uno tsunami, correre e fuggire si è dimostrato abbastanza futile con un muro d’acqua alle spalle pronto a crollare da un momento all’altro. Potevo arrivare ovunque, l’acqua mi avrebbe raggiunta lo stesso. E così ha fatto, mi ha raggiunta e schiacciata, e ora galleggio in questo oceano non sapendo da quale parte sia la terraferma, e, soprattutto, se vale la pena mettersi a nuotare. 

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Diciamo che sono giornate un po’ così. Non sto passando un bel periodo e, come mio solito, non voglio che nessuno lo sappia. Sono reclusa tra le mura domestiche in attesa che qualcosa le sfondi e mi faccia uscire, qualcosa per cui valga la pena, non voglio avere contatti col mondo esterno e con le persone. Vivo un disagio interiore che mi spaventa, perché questo genere di cose non porta mai nulla di buono.

Ogni tanto scoppio a piangere. Così, quando sono da sola e nessuno mi può vedere o sentire. Piango perché mi sento miseramente fallita e non so più dove andare a sbattere la testa. 

Non sto bene, ed è una cosa orrenda perché non vorrei stare così, ma la negatività che mi circonda non nasce da me, non è una cosa che voglio.

Io vorrei solo avere qualcosa per cui valga la pena dire “ce la faccio”.

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