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chiunque tu voglia.

@parolerandom / parolerandom.tumblr.com

Mi chiamo G, e per anni ho amato cimentarmi nello scrivere lunghe descrizioni per rendere sempre più "mia" quest'infinitesimale frazione del web su cui ora ti sei soffermato. Da un po' di tempo a questa parte, ho imparato che non ha importanza quanto io soffra o sia felice, non ha importanza da dove venga o quanti anni io abbia, non hanno importanza le mie domande o le mie preferenze. Ognuno di voi è libero di costruirsi l'immagine di me che più lo rincuora. Spero che qualsiasi foto o frase presente su questo blog, valga i secondi della vostra vita che gli avete dedicato. Viviamo in frangenti dell'eterno. Un abbraccio.
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“Tutto ciò che posso dirti con certezza è che io, per esempio, non ho un io, e che non voglio o non posso assoggettarmi alla buffonata di un io. Mi pare una battuta nel caso del mio io. Quella che ho al posto dell'io è una varietà di interpretazioni in cui posso produrmi, e non solo di me stesso: un'intera troupe di attori che ho interiorizzato, una compagnia stabile alla quale posso rivolgermi quando ho bisogno di un io, uno stock in continua evoluzione di copioni e di parti che formano il mio repertorio. Ma sicuramente non possiedo un io indipendente dai miei ingannevoli tentativi artistici di averne uno. E non lo vorrei. Sono un teatro e nient'altro che un teatro.”

— Philip Roth, “La controvita”.

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reblogged
“L'amore da una parte sola non basta, Giò. Le tue sono fantasie da masochista. Non si regala l'anima a chi non è disposto a regalare la sua. Chi non fa regali, non apprezza i regali. Tu cerchi Iddio in terra, e sei disposta a qualsiasi menzogna pur di inventarlo. Ma Iddio non si inventa e neppure l'amore. L'amore è un dialogo, non un monologo.”

Oriana Fallaci.

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Adesso non ho ancora la parola giusta.

Ma trovare le parole è magnifico.

Trovare la parola giusta è così importante.

Le parole sono come cuscini:

quando sono disposte nel modo giusto

alleviano il dolore.

- James Hillman

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itsellenora
Caro G, come stai? Un altro anno è passato senza far rumore. Ho trascorso l'ultima notte del duemilasedici bevendo del vino rosso in quel posto dove andavamo sempre insieme, te lo ricordi? “Chissà perché le persone senza futuro sembrano le uniche in grado di divertirsi per davvero, forse perché non hanno niente da perdere”, mi avevi detto una sera mentre cercavamo di ricordarci dove avevi parcheggiato. Sei felice? Ero solita chiedertelo tutti i giorni: a nessuno sembra importare davvero, bastano vederti sorridente per azzardare una qualche ipotesi. Sorridevi spesso ma non ridevi quasi mai, solo qualche volta, solo quando eravamo troppo stanchi e tutto ci appariva terribilmente divertente. Eravamo disperati all'epoca, senza un lavoro in regola e troppi esami ancora da registrare sul libretto universitario. Eppure ricordo di non essere mai stata tanto bene in tutta la mia vita. Torno spesso a quei giorni, più di quanto necessario forse: ho bisogno di ricordarmi quanto sia facile la felicità insieme alle persone giuste. Manchi molto, più di quanto sarò mai disposta ad ammettere a quegli amici troppo impegnati a cercar di far funzionare la loro vita. Alla fine, è tutta una questione di tentativi, no? Spero tu stia bene e abbia trovato qualcuno in grado di farti apprezzare questi giorni confusi e tutti uguali.

Pagina Facebook Il treno delle 22.52 (via eleonoratisi)

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reblogged

Allora domandai al suicida perché avesse smesso di amare la vita. Lui mi rispose che non aveva mai amato le cose finite.

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