Quanto è difficile farsi degli amici.
vacillo tra la sensibilità estrema e il non fregarsene assolutamente un cazzo
mood: no.
mi cerchi solo quando sai che non mi troverai
“Era finita. Era proprio finita. Così è successo che ho deciso di andarmene. Chissà dove l'ho presa poi la forza di farlo.”
— Alessandro Baricco, Castelli di rabbia (via ilsentierodellamore)
i cancel plans to spend time with me
beh
Sono entrata in quel periodo che di solito chiamo periodo d'intolleranza acuta.
Circa ogni 4/6 mesi (spesso a primavera o prima di qualche esame) si presenta questo momento della mia vita in cui tutto e tutti mi danno fastidio, un bicchiere lasciato un giro, una battuta che magari in un altro momento mi avrebbe strappato una risata, anche solo mezza parola storta, diventano benzina sul fuoco.
Mi sembra di non riuscire più a gestire la mia vita e i miei impegni, non ho voglia di fare nulla, nè di uscire con gli amici, nè di fare qualcosa di utile, mi viene l’ansia e divento insopportabile.
L'intolleranza acuta però si manifesta in tutta la sua magnificenza, quando qualcuno decide di combinare qualche boiata di medio-grandi dimensioni.
Io decido di non farglielo notare esplicitamente, per quella teoria tutta femminile del “mi conoscono da una vita, devono arrivarci da soli”
Il non parlare della cosa X però non fa che peggiorare la situazione.
Poi dopo l'esplosione (inevitabile) di solito raccolgo i pezzi e tutto torna alla normalità.
Però che palle.
Pasolini intervista Ungaretti in “Comizi d'amore”, 1965
via @WeHeartIt