Oggi non è stata proprio una semplice giornata, no, affatto.
La Luna era in Toro e io ero frizzante, ma con la testa in tremila situazioni.
I calendari stanno andando a rilento, ma stanno arrivando, e.. si avvicina Natale.
Per chi alleva questo è un periodo di cambiamenti repentini, e il buio ti porta accelerare nelle ore di luce.
Abbiamo scelto gli agnelli per la vendita, li ho accuratamente accompagnati pregando, come sempre, perché è una benedizione poter mangiare qualcosa di sano, averlo allevato con amore e ad è importante che ognuno porti abbondanza nella propria casa.
Ho sentito tutto il giorno pianti e disperazione. Perché sì, perché la vita è questo, e bisogna accompagnare, ascoltare, sentirsi parte di un coro che piange e ricordare che è lo stesso pianto del lutto.
Sono stata talmente tanto dentro questa giornata da non aver riposato, e ho atteso infinitamente il camion perché gli uomini, si, gli uomini alle volte dimenticano il rispetto per gli altri, e dimenticano che il mondo non gira tutto attorno a loro (e per una volta non sto parlando dei macellai).
E stasera abbiamo munto, abbiamo ripreso l'anno, e abbiamo iniziato a mungere le prime pecore "stelle".
E poi sono andata a riprendere dal pascolo la laghinza.
Ho notato una sagoma bianca, lontanissima risplendere al sole, di tanto in tanto si muoversi, mi sono avvicinata.
Lentamente ho fatto passi avanti e .. la pecorella aveva appena partorito.
Con molta pazienza ho preso l'agnella ma.. la giovane mamma non ne voleva sapere.
Ho così pazientato, creato legame, atteso, mentre carezzavo e sentivo il pianto della nuova nata, e la disponibilità della mamma.
Lentamente ho dovuto attendere la fiducia, mentre andavo e tornavo con l'agnella in braccio, ma la pecora no, non mi seguiva.
Solo dopo aver annusato anche me ha capito di potersi fidare e seguirmi passo passo tra la terra, l'erba e il fango.
Tra un belato e un gemito, la chiamata di mia sorella perché non rientravo, ho preso la via verso i capannoni.
Annusava a ogni passo la sua piccola, mentre guardavo le nostre ombre muoversi tra le pietre.
L'emozione era tanta perché non sempre le giovani pecorelle danno confidenza, mio padre temeva di dovermi recuperare in trattore.
Ma con estrema pazienza e fiducia abbiamo attraversato i cancelli, l'acqua, il fango, e siamo arrivate.
Questi sono solo attimi di una lunga giornata, spezzettata tra le mille e una cose da fare.
Dentro la vita in campagna ci sono attimi rituali non facili da vivere, da interiorizzare.
Ogni gesto è rituale, anche accompagnare con le lacrime agli occhi gli agnelli che fino a due minuti prima stavano giocando con te.
Questo è il mondo remoto di cui ancora faccio parte.