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Superfuji

@superfuji / superfuji.tumblr.com

Immaginate che un domani a noi molto vicino possa essere istituita una commissione governativa che abbia il compito di controllare e giudicare i manuali in uso nelle scuole, ritenendo “politica” o “di parte” una determinata narrazione storica oppure una specifica presa di posizione da parte di un’associazione non-governativa. Immaginate che tale commissione governativa, ad esempio, possa ritenere “controversa” la posizione di una ONG sui diritti umani, facendo pressione sulla casa editrice affinché espunga quella parte dal manuale e questa, senza battere ciglio, prontamente obbedisca. Ora, da italiani, non dovremmo nemmeno far molta fatica ad immaginare una cosa del genere, non foss’altro perché circa un secolo fa siamo stati noi italiani a costruire la più grande macchina di propaganda del pensiero unico mediante l’istituzione di un Ministero della Cultura Popolare (Minculpop) in seno al fascismo.
La vena neomaccartista emerge anche da un dettaglio sconcertante: nel piano non compare la minima menzione all’antisemitismo di destra, cioè la forma storicamente più diffusa e rilevante. Secondo la testata Jewish Insider, è proprio questa clamorosa assenza ad aver alienato il supporto al piano di buona parte della comunità ebraica statunitense. Non a caso, diverse organizzazioni ebraiche citate nel testo finale hanno preso le distanze. In generale, soltanto il 22 per cento degli ebrei-americani si fida di Trump nella lotta antisemitismo. Durante il primo mandato, quasi il 60 per cento riteneva che il presidente avesse avuto delle responsabilità nelle stragi alle sinagoghe di Pittsburgh e Poway del 2018 e 2019. Entrambi gli attentatori credevano alla teoria del complotto razzista e antisemita della “grande sostituzione”, che Trump ha rilanciato più volte insieme a diversi membri della sua amministrazione e del Partito Repubblicano.
Sia l’abbrutimento dei soldati sia l’indifferenza della popolazione civile israeliana derivano da una disumanizzazione dei palestinesi che da tempo si dispiega incessantemente. 57 anni di barbarie dell’occupazione e la persistente cancellazione del conflitto israelo-palestinese dall’agenda politica di Israele e del mondo (come portata avanti intenzionalmente soprattutto da Netanyahu) hanno mostrato il loro inevitabile effetto. La vita umana palestinese per la maggior parte degli ebrei israeliani non vale molto, meno che mai dopo il 7 ottobre e meno ancora quando si tratta degli abitanti di Gaza che dall’attuale Governo israeliano vengono definiti nella loro quasi totalità come terroristi di Hamas. Un’equiparazione della catastrofe di Gaza con Auschwitz non è sostenibile – la rigetta anche Gideon Levy nel suo editoriale. Ma non è questo il punto. Per troppo tempo la politica israeliana ha strumentalizzato la singolarità di Auschwitz per scopi politici eteronomi. Dalla Shoah non si può trarre insegnamento, neanche quello del postulato ideologico di quanto fosse necessario creare un “rifugio per il popolo ebraico”, come ora dovrebbe essere diventato evidente. Semmai, dalla Shoah, si potrebbe far derivare come messaggio astratto unicamente il principio guida di una società impegnata a minimizzare se non a rendere impossibile che degli esseri umani continuino a produrre vittime umane. Questo potrebbe essere ciò che Walter Benjamin intendeva con il «debole potere messianico» che viene attribuito a ogni generazione presente in relazione a generazioni passate. E proprio in questo si manifesta l’orrendo tradimento che Israele (non solo adesso, ma ora con una smisuratezza di sua scelta) ha commesso nei confronti della memoria di Auschwitz. E in questo, esattamente in questo, sta la spaventosità del simbolo che il primo ministro israeliano non parteciperà alla cerimonia di commemorazione dell’80° anniversario della liberazione di Auschwitz perché deve temere di essere arrestato come quel criminale di guerra che in quanto rappresentante di Israele è.

LE COSE ALLUCINANTI!

Annullate le elezioni in Romania!

È la “democrazia”, bellezza!

Quello che vedete nella foto era l’ultimo sondaggio Sociopol per il secondo turno delle presidenziali in Romania che si doveva tenere domenica prossima, 8 dicembre.

Come si fa a impedire a un candidato sgradito di vincere al secondo turno?

Semplice, si annulla il primo turno e si rimanda l’intera elezione a data da destinarsi.

Si conferma in Romania quello che ormai abbiamo capito da tempo.

Quando vincono candidati o partiti graditi dagli USA ha trionfato la democrazia.

Quando vincono quelli non graditi è perché ci sono stati brogli (senza documentarli), vedi Georgia.

E allora si fomentano le piazze.

Oppure , come in questo caso della Romania, si annullano le elezioni!

Siamo ben oltre il doppio standard.

Siamo in un tornante storico dove in nome della difesa dei “valori dell’Occidente” si può giustificare tutto

Anche annullare elezioni

Anche consentire che “l’unica democrazia del Medio Oriente” compia un genocidio.

Le élite occidentali si stanno coprendo di vergogna

Claudio Grassi

Se si prende in considerazione la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, entrata in vigore il 12 gennaio 1951 (https://unipd-centrodirittiumani.it/it/archivi/strumenti-internazionali/convenzione-per-la-prevenzione-e-la-repressione-del-crimine-di-genocidio-1948), all’articolo II si legge: «Nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: a) uccisione di membri del gruppo; b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo; e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro». Sarebbe difficile negare che quanto descritto (almeno) nei punti a) b) c) d) sia avvenuto regolarmente nella striscia di Gaza a partire dall’otto ottobre 2023. Quindi, il meno che si possa dire è che la faccenda se il massacro di Gaza sia o no un genocidio andrebbe considerata in modo più attento; che non la si può liquidare affermando che mancano (se mancano) i «due caratteri tipici dei genocidi» sopra indicati. Insomma, di fronte a una questione così delicata, sarebbe meglio che si facesse mezzo passo indietro e si lasciassero parlare gli esperti; sarebbe meglio che non si brandisse la parola genocidio come una clava contro Israele, ma neppure si gridasse al complotto antisemita non appena qualcuno la pronunci.
La reazione isterica della politica non si è fatta attendere. Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, si scaglia apertamente contro Rai3 e la trasmissione di Sigfrido Ranucci attraverso i suoi canali social, in particolare su X dove scrive: “Vergognosa e pericolosa propaganda anti-Israele sulla televisione pubblica italiana. Su RAI3 si dice ‘Il 7 ottobre? Da condannare, ma ha le sue ragioni profonde’. Ho fatto bene a segnalare alla magistratura gli antisemiti della Rai. Report Rai3 è l’Hamas della tv. Dietro c’è più di quel che appare”.

Dal 1972, da quei comizi in cui a parlare era Ignazio La Russa, quando la Maggioranza silenziosa si riprendeva gli spazi che già aveva, ma che sosteneva le fossero stati sottratti dalla sinistra, dal vittimismo della destra che si lamenta di essere stata esclusa ed emarginata, come se in un Paese che ha avuto vent’anni di dittatura fascista l’esclusione di queste forze politiche non fosse il minimo indispensabile, sono cambiate molte cose a livello di contesto storico, ma alcuni ritornelli sono rimasti identici. Dagli intellettuali di destra che si lamentano di non poter dire nulla quando sono ogni giorno su quotidiani e trasmissioni a dire di tutto, in un universo politico in cui un generale si candida facendo il segno della X Mas come se fosse una gag elettorale, ai presidenti del Consiglio che si sentono vittime di complotti solo perché qualcuno fa notare l’impresentabilità delle loro squadre di governo, passando per i ministri che rispondono alla giustizia con video che sembrano girati per una campagna di abbonamenti teatrali o per qualche brutta imitazione di Black Mirror. In qualsiasi decade della nostra storia recente, ci sarà sempre un mostro da sbattere in prima pagina per deresponsabilizzarsi dal fatto che forse, semplicemente, si è inadeguati a governare; e le uniche vittime, in tutto ciò, siamo noi.

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