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Io non sono come te.

@gianlu / gianlu.tumblr.com

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INCONTRARE VINCENZO

Pronta per imbarcarmi, si parte.

All’aeroporto mi siedo per aspettare il volo, alla mia destra si siede un ragazzo, sono circa le cinque del mattino.

Sento una buona energia, mi volto e osservo il suo zaino, da viaggiatore, mi emoziono.

Per un momento penso che vorrei parlarci, ma sono le cinque di mattina, dai Gioia.. prendi questo aereo e non rompere le scatole!

Salgo sull’aereo, volo velocissimo, parlo per tre ore con Ines, una ragazza portoghese che sta rientrando a casa dopo una settimana passata in un convento.

Prima di scendere, appena due sedili davanti al mio, è seduto il ragazzo che avevo visto all’aeroporto, il viaggiatore.

Parla italiano con altri due signori, sorrido, e scendo dall’aereo: eccomi a Lisbona.

Ho la gola secca ma decido di uscire dall’aeroporto per fumare una sigaretta, prendermi un momento all’inizio della mia avventura.

Dopo qualche minuto voltandomi incrocio lo sguardo di un ragazzo dagli occhi chiari, vivi, azzurri, mi chiede l’accendino: è il viaggiatore.

Faccio un sorriso e glielo porgo, accende ed iniziamo a raccontarci.

Mi racconta della sua nottata passata con il sacco a pelo fuori dall’aeroporto di Roma Ciampino e della sua tappa portoghese molto breve prima del viaggio che lo porterà a Capo Verde.

Ha un sorriso che esplode di energia, questi capelli ricci, scoppia di vitalità ed è inevitabile raccontarsi di quanto sia meraviglioso il viaggio, la vita, le opportunità che ci regala e la fortuna che abbiamo di poter camminare, respirare, assaporare, odorare e vedere tutto ciò che ci circonda.

Mi lascio andare e continuiamo a parlare almeno per una mezzora, mi chiede se ho prenotato l’ostello e dopo avergli detto non avevo prenotato nulla mi dice di aver trovato un ostello economico e in una manciata di secondi camminiamo insieme verso Praca Marques de Pombal.

Da li ci dividiamo, nell’Ostello prenotato da Vincenzo non c’era posto per me, ma restiamo d’accordo per vederci dopo un paio d’ore.

Con Vincenzo, il pellegrino, il viaggiatore, l’energia e la vita pura, ho aperto tutti i cassetti, ancora di più.

Mi ha raccontato della sua vita, dei suoi viaggi, lo zaino in spalla, l’essenziale, la voglia di vedere il mondo e di scoprirne ogni lato; ma anche la voglia di godere del proprio tempo, fermarsi a parlare con una persona sconosciuta e condividere la propria visione della vita,una vita straordinaria che alle volte ci dimentichiamo di avere.

Ci blocchiamo, non viviamo, partiamo ma cercando sempre quella sicurezza, la routine quotidiana, la normalità.

Gioia stava commettendo di nuovo quell’errore, Vincenzo è stata la luce, la verità e la scoperta, un mix letale di parole che mi hanno fatto aprire gli occhi.

Grazie Vincenzo, amico, pellegrino, viaggiatore, libertà.

Ho aperto gli occhi, mi sono fermata e nelle tue parole ho trovato la forza di non commettere di nuovo un grande errore, quello di fermarmi subito, nuovamente.

Vincenzo è stato il regalo più grande che ho ricevuto all’inizio della mia avventura, l’incontro che mi ha fatto alleggerire lo zaino, togliere alcune cose superflue, quelle più eleganti, quelle che non sono necessarie, mi ha fatto vedere la strada, la strada del viaggio, della semplicità e dell’amore.

Il mio viaggio è partito a Lisbona, ma non posso fermarmi, sento il bisogno forte di muovermi, passo dopo passo, mettermi in gioco, conoscere, respirare davanti ad un paesaggio ed ascoltare i racconti delle persone che incontro.

Vincenzo è vita, e nel mio viaggio penserò a lui: quando ci saranno dei momenti cupi mi darà la forza di essere positiva, quando tornerò mi darà la forza di continuare a vivere immaginando una nuova, prossima, meta.

Grazie per avermi fatto capire qual’è il vero valore del viaggio, sei una pietra preziosa nascosta nella roccia di una montagna, presente ma silenziosa, ti auguro il meglio e come quella pietra so che continuerai a donare la tua luce a chi si avvicinerà a te e condividerà con te il buono di questo grande universo.

Quello che mi affascina e che più amo riguardo l'idea del viaggio è il tassello che aggiungo al puzzle della vita ogni volta che torno a casa con gli occhi pieni di ciò che ho incontrato e conosciuto nei giorni di viaggio. Non si può pretendere di capire un popolo o una nazione nel giro di pochissimo ma si può intuire qualcosa attraverso le parole di chi incontri, osservando le abitudini o guardando fisso gli occhi che man mano diventano lucidi mentre la persona che hai davanti ti racconta la propria storia. Avevo dimenticato, colpevolmente, cosa è successo più di 20 anni fa fuori la porta di casa nostra. Avevo dimenticato le immagini in tv di una guerra europea, quella vera, quella delle città bombardate e poi ricostruite, delle fosse comuni, dell'acqua presa chissà dove e fatta bollire almeno due volte prima di darla da bere ai figli. Per la prima volta ho avuto la possibilità di parlare e di confrontarmi con un ragazzo della mia generazione che ha vissuto un conflitto straziante come quello dei Balcani, una guerra che per un soffio non è entrata dalla finestra del nostro bel salotto. Sono lezioni da tenere bene a mente, il prima, il dopo e il durante. Ciò che porta a una guerra sono sempre le stesse identiche cose, ciò che ne consegue idem compreso chi ci perde. È bello intravedere qualcosa di più rispetto a prima e correre il giorno dopo al confine più vicino per vederlo dall'alto cercando di capirci qualcosa in più con i tuoi occhi mentre le immagini in TV, ciò che hai letto ed i ricordi che hai si legano a doppio filo agli odori e alle sensazioni di questi giorni dipingendo un quadro più chiaro. Bisognerebbe viaggiare di più, avere più fame di posti belli, di cose che non si conoscono, di costruire una sorta di empatia con chi è diverso necessariamente da noi e che ci racconta la nostra storia, la propria storia, vista da un'altra prospettiva. È l'unico modo per crescere davvero, per amare questa vita che quando ci si mette riesce a stupirmi e ad essere straordinaria. Hvala

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Esercizio n. 133

“L’uomo attraversa il presente con gli occhi bendati. Può al massimo immaginare e tentare di indovinare ciò che sta vivendo. Solo più tardi gli viene tolto il fazzoletto dagli occhi e lui, gettato uno sguardo al passato, si accorge di che cosa ha realmente vissuto e ne capisce il senso.”

[Milan Kundera]

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Anche se non sembra, questo, è un esercizio pericolosissimo.

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