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Un topo in biblioteca

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libri, letture, commenti
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caitsbooks

New to Booklr

Looking for people to follow that post:

- Throne of Glass - A Court of Thorns and Roses - Six of Crows / Grisha Trilogy - Harry Potter - The Lunar Chronicles - Heartless - Illuminae - An Ember in the Ashes - The Wrath and the Dawn - Percy Jackson / any other Rick Riordan books - Book reviews / TBRs / etc - Rainbow Rowell - Jennifer L. Armentrout - YA in general

Reblog this if you post any of those, or really anything bookish!!! I would love to follow some new people!!

Bookish blog. Mainly in Italian, which Is my mothertongue.

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La Saga di Terramare, di Ursula K. Le Guin

Terramare era per “un libro di più di 600 pagine” nella mia reading Challenge del 2016. Ho un pelino barato, perché in realtà si tratta di ben 6 libri diversi, ma siccome sono racchiusi in un unico, pesantissimo volume (solo in senso fisico, intendo), mi sono ritenuta autorizzata a farlo stare nella definizione.

Qui trovate la mia opinione, ho scritto la recensione sul mio blog sul fantasy, su wordpress. Non lo uso un granché, perché ho cercato di variare un po’ coi generi ultimamente, ma quando mi capita cerco di rifarmi viva anche lì (trovate il link su “Social e progetti esterni”).

Una grandissima scrittrice se ne è andata. Ripropongo la mia recensione della Saga di Terramare, che mi ha appassionato e fatto pensare tantissimo.

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Stardust, Neil Gaiman

Il primo libro di Gaiman che ho letto è stato Buona apocalisse a tutti, in sostanza perché già mi piaceva molto Pratchett e perché me lo avevano consigliato. (Avevo già letto Coraline, ma non con la consapevolezza di chi fosse Gaiman, quindi conta meno) E tutti quelli che già conoscevano Gaiman come autore a dirmi “Devi leggere American Gods!” o “Devi leggere Stardust!” etc. Sicuramente è uno dei grandi autori di questa epoca, e come avrebbe detto il mio prof di traduzione inglese, shame on me per non aver letto nessuno dei suoi romanzi. Quindi ho deciso di rimboccarmi le maniche e sono andata a prendere quello che avrei letto per primo, da ragazzina: Stardust.

Di che parla Fondamentalmente, è un romanzo di formazione: il protagonista è un ragazzo che fa un viaggio attraverso il quale scopre sé stesso e diventa adulto. Ma in realtà è anche una fiaba, con tutte le caratteristiche classiche: c’è l’evento magico che dà inizio alla storia, l’eroe parte per una missione e gli viene dato un dono per proteggerlo, c’è l’aiutante dell’eroe e l’antagonista, il ritorno a casa e lo svelamento della vera identità dell’eroe… se avessi le carte di Propp a portata le metterei in fila!  Però è una fiaba particolare, adatta ai grandi (anzi per i troppo piccoli forse avrei qualche remora), che può piacere a tutti indipendentemente dall’età. Anzi, molto probabilmente a seconda dell’età si vedono cose diverse e sempre nuove.

Cosa mi è piaciuto Primo: è una fiaba. Secondo: Niente viene dato per scontato. Ci sono diversi colpi di scena e la storia procede spedita, senza intoppi: non si vorrebbe mai mettere giù il libro!  Terzo: l’evoluzione dei personaggi nell’arco della storia, cosa che nelle fiabe di solito manca. Nessuno resta com’è, ma viene cambiato da quello che vive. Ogni singolo avvenimento influisce sulle persone coinvolte, come nella vita vera, e questo dà ai personaggi uno spessore unico.

Il film Ovviamente, dal libro è stato tratto un film. Di per sé carino, ma diverse parti della storia sono state cambiate e secondo me un po’ snaturate. Il discorso “è meglio il libro” sarà sempre il grido di battaglia di qualsiasi topo di biblioteca come me, ma non è per principio, è proprio perché tolgono parti importanti della storia per fare aggiunte del tutto inutili. Visto di per sé l’avrei anche apprezzato, ma conoscendo il libro non mi è piaciuto granché.

Voto: 9/10 Mi è piaciuto molto, ma non do un 10 perché non sono stata presa dall’entusiasmo folle che mi hanno dato certi libri (anche ultimamente). Lo consiglio a tutte le età, e potrebbe essere una buona storia della buonanotte per i bambini: è una bella fiaba con molti messaggi importanti  e potrebbe avvicinare alla lettura i bambini, dimostrando che anche la carta scritta può lasciare col fiato sospeso.

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Alfabeto letterario, M

E rieccoci all’alfabeto letterario! (WOW, ce l’ho fatta!) Per la lettera M ho scelto Morty l’apprendista di Terry Pratchett.

Per chi conosce il Mondo Disco, il personaggio Morte non sarà una novità, ma per me è stata la prima volta che l’ho incontrato. Per dirla tutta: la primissima volta che ho saputo del Mondo disco è stato quando ho visto The colour of Magic, che il mio ragazzo ha apprezzato moltissimo come film e mi ha dovuto far vedere per forza, ma la prima volta che ho letto un libro della saga è stato questo.

La storia In breve: Morte è stufo di fare il suo lavoro e cerca un apprendista che possa sostituirlo per prendersi una vacanza. A quanto pare Morty fa al caso suo ed è assunto, ma ognuno nel cosmo ha il suo posto e non può così facilmente cambiare le carte in tavola, specialmente uno come Morte, che il cosmo l’ha visto nascere. Non dico di più altrimenti rovino la storia a chi non l’ha letta. E vi consiglio caldamente di farlo.

Morte Io sostengo e sosterrò sempre che Morte è il miglior personaggio della saga. Ha lo spirito pratico di chi ha vissuto da sempre (e sempre nel senso più letterale del termine) eppure riesce a dimostrare sentimenti umani come la compassione. Insomma, è del tutto diverso da come potremmo immaginarlo. Ed è MASCHIO. Sì, perché il tristo mietitore è appunto un personaggio maschile nella cultura anglosassone e in Italia purtroppo abbiamo tre case editrici (Mondadori, Salani e TEA) che si sono occupate dei romanzi di questa meravigliosa saga e due linee di pensiero riguardo il personaggio: a volte Morte è maschio come nella versione inglese, a volte Morte è femmina come sarebbe normalmente in italiano. Perché è un problema? Tanto per cominciare, in Morty l’apprendista Ysbell è la figlia adottiva di Morte, e lo chiama “papà”, mentre in altri romanzi dove Morte è femmina risulta chiamarla “nonna”, e quindi è la nipote adottiva, il che genera parecchie incomprensioni quando poi abbiamo a che fare con i discendenti di Ysbell, con tutte le parentele spostate di una generazione, e il lettore ha l’impressione di essersi perso più di un passaggio. In più, essendo Morte considerato un personaggio maschile credo che farlo diventare femmina ribalti completamente la sua prospettiva, togliendo parte del significato del personaggio e aggiungendone altri che non c’entrano niente col messaggio inteso dall’autore. Già col fatto che ha una nipote invece che una figlia adottiva spostiamo il discorso della “paternità” di Morte, con un corredo di eredità di conoscenze e linee di comportamenti, a un discorso di “maternità” (perché una nonna è una mamma con tanta esperienza extra), che in sé è più viscerale e, secondo me, ben oltre il range emozionale del personaggio. In sostanza (come sempre quando si tratta di opere tradotte), consiglierei a chi è in grado la lettura in lingua originale.

Il Mondo Disco Il Mondo Disco è un’ambientazione fenomenale, nel quale Pratchett è riuscito a creare e sviluppare diverse storie, con argomenti e target differenti.Quasi tutte sono raggruppabili in saghe o cicli (esiste per esempio il ciclo di Morte, nel quale lui e la sua famiglia sono i protagonisti) e si svolgono in differenti parti del Mondo Disco, appunto. Ma cos’è il Mondo Disco? Un mondo (pianeta mi sembra fuori luogo) che si trova su un disco, sorretto da quattro elefanti in equilibro sul dorso della Tartaruga Celeste, Grande A’Tuin. La Tartaruga Celeste nuota nel Cosmo portandosi dietro gli elefanti e il Mondo Disco e nessuno sa dove è diretta (o se sia diretta da qualche parte o no). Nelle varie nazioni del mondo disco si trovano diversi personaggi, che di volta in volta sono protagonisti oppure comparse, e che sono la raffigurazione di diversi "tipi" umani. L'universo creato da Pratchett è così complesso che esistono diverse guide e manuali dedicati interamente al Mondo Disco, incluso un vero e proprio atlante.

Insomma, per me Morty l’apprendista è stato un ottimo inizio per tuffarmi in questo mondo fantastico e originale, che nonostante la quantità di libri che Pratchett ha scritto su di esso non smette mai di stupire.

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La Nave di Teseo di V.M. Straka, JJ Abrams e Doug Dorst

Ammetto di aver scelto questo libro soprattutto per come è fatto fisicamente, una mia amica ce l’aveva in inglese e mi ha incuriosita. Poi ho visto che è uscito in italiano e l’ho regalato al mio ragazzo per Natale. Ovviamente, io l’ho letto e lui ancora no XD. Non che non legga, ma portare il libro in giro non è molto fattibile e lui legge soprattutto nel viaggio andata/ritorno dal lavoro.

Qui abbiamo un romanzo distopico, che parte in media res e accompagna il protagonista nella ricerca della sua identità e del suo scopo nella vita. Poi abbiamo delle note scritte a penna sul libro, tanti colori, due diverse grafie. L’assistente della biblioteca, Jen, trova il libro abbandonato e lo legge, poi lascia una nota al ragazzo che l’ha dimenticato lì per dirgli che le è piaciuto. Lui, Eric, risponde. E le chiede i suoi pensieri riguardo al libro: lui è un giovane ricercatore che sta lavorando sull’autore, V. M. Straka.

Una pagina dopo l’altra, le note dei due - che continuano a scriversi sulle pagine del romanzo - accompagnano la narrazione saltando avanti e indietro lungo diversi archi temporali e fornendo una seconda narrazione, intermittente e piena di “vuoti”, che è la loro storia. Infatti Straka è un autore sfuggente, che ha sempre pubblicato solo in traduzione e non ha mai svelato al suo vasto pubblico la sua vera identità, forse anche a causa delle implicazioni politiche e sociali dei suo romanzi. Erico lo studia da anni per svelare il mistero e Jen si fa prendere dall’entusiasmo e fa di tutto per dargli una mano.

Sfogliando il libro ci si rende subito conto che si tratta di una narrazione a livelli multipli: intanto c’è il romanzo in sé (l’ultimo scritto dall’autore prima di scomparire), poi ci sono le note del traduttore, l’unico che abbi mai letto i manoscritti prima della loro pubblicazione (in inglese, tenderei a supporre), poi ci sono le note e matita di Eric, scritte lungo gli anni, in modo non sistematico (alcune sono le annotazioni che potrebbe fare qualunque lettore, altre sottolineano rimandi e parallelismi, come farebbe un ricercatore), poi ci sono le note di Jen e Eric in cui si scambiano le prime battute e lui le spiega il suo attaccamento al libro, poi ancora note tecniche in cui si scambiano i risultati delle loro ricerche e le “chiacchiere” tra i due, che ci permettono di conoscere la loro storia a margine del romanzo di Straka. In più, i due usano il libro come mezzo per scambiarsi biglietti, cartoline, lettere, articoli di giornale, e tutto arriva nelle mani del lettore, man mano che sfoglia le pagine assieme a loro (visto perché non si può portare in giro?). Infatti il libro viene venduto in una custodia e avvolto nel cellophane.

Trattandosi di due storie parallele che si intrecciano, vanno anche considerate separatamente. Il romanzo di Straka è molto particolare, per l’alone di mistero che circonda il protagonista e per il susseguirsi non lineare delle vicende, intrise di un intenso simbolismo. Per dire meglio, i fatti sono sequenziali, ma non sappiamo mai quando e dove si svolgono né quanto tempo passa tra un avvenimento e l’altro. In più c’è una forte componente inquietante che ricorda i racconti di Lovecraft. Per quanto riguarda la storia narrata dalle note, la scelta di questo tipo di sovrapposizione è spiazzante: il lettore diventa assieme critico e protagonista. Jen ed Eric infatti sono specializzati nello studio della letteratura e quindi non possono fare a meno di leggere su due livelli: da una parte leggono per vedere come va a finire, godono della lettura in sé e vengono colpiti da parole e frasi per la loro bellezza o perché ricordano loro qualcosa. Dall’altra parte la loro lettura è anche analitica, scrivono riferimenti ad altri libri, collegamenti al poco che si sa sul’autore, verificano le note a pié di pagina, commentano il testo da un punto di vista critico, vedendolo - appunto - come un testo, uno strumento di comunicazione, e cercando di sviscerarlo.

Personalmente, ho trovato la lettura di questo romanzo molto interessante. Anche io mi sono specializzata in letteratura all’università (anche se dal punto di vista della traduzione) e alcune delle note mi ricordano quelle che ritrovo sui libri di cui mi sono occupata. Questo libro mi ha dato l’occasione di vedere come può apparire un volume passato sotto la mia matita agli occhi di qualcun altro. Mi rendo conto che può essere faticoso da seguire perché si muove continuamente tra più livelli, a meno che no si scelga di leggere prima il libro di Straka e poi tornare sulle note a margine. Io personalmente non ci sono riuscita, e poi alcune pagine sono talmente cariche di note che è impossibile ignorarle. Il valore di questa opera, che alla fine è una specie di esperimento letterario, secondo me sta anche nel dissacrare l’oggetto-libro: a un certo punto la storia di Eric e Jen prende il sopravvento sul romanzo, ma le note esistono solo in funzione del testo stampato e per capire cosa succede occorre proseguire con la lettura dell’opera di Straka, che in realtà acquisisce maggiore importanza e un significato più profondo grazie a quanto detto nelle note. Anche se Jen ed Eric esistono solo “a margine” del libro, e lo hanno “profanato” con le loro penne colorate, le due storie sono interconnesse e si arricchiscono l’un l’altra.

Io sono una che è cresciuta con il dogma NON SI SCRIVE SUI LIBRI. Si salvavano i libri di scuola, che potevi sottolineare o a cui potevi aggiungere appunti a margine, rigorosamente con la matita. In università ho iniziato ad avere bisogno dei colori, e ho fatto pace con l’idea che un libro più “vissuto” era un libro in realtà più amato in un certo senso: si carica di valore, acquisisce nuovi punti di vista e a volte porta con sé una nuova storia.

Mi è piaciuto? Sì, un sacco. Ma come dicevo prima, meglio leggerlo in casa e stare attenti ai mille foglietti / cartoline / etc. infilati tra le pagine, perché se scappano poi non riuscirete più a capire a che punto erano infilati.

Lo ribloggo dopo tutto questo tempo perché lo abbiamo regalato per Natale al fratello del mio ragazzo, e a quanto pare abbiamo colto nel segno. Mai visto così contento.

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Reading challenge 50 libri in un anno

Mia sorella più piccola (la più piccola delle 3) per autoinvogliarsi a leggere ha deciso di fare questa reading challenge, ma visto che preferisce sfidare qualcuno invece che sfidare solo se stessa mi ha chiesto di farla con lei, per vedere chi si avvicina di più all’obiettivo.

La difficoltà principale sta nel fatto che i libri vanno letti in ordine, quindi bisogna trovare un libro adatto, che invogli in quel momento. E per me non è semplicissimo. Ormai siamo a metà, perché la sfida è iniziata ufficialmente il 9 giugno, quando lei (prima di me) ha postato su instagram la prima copertina del primo libro della lista.

Se volete seguire la sfida anche su instagram mi trovate su @un_topo_in_biblioteca e l’ashtag che usiamo è #50libriinunanno

In ogni caso cercherò di tenere aggiornato anche qui.

Intanto, ecco la lista. Sotto trovate la mia scelta tra parentesi tonde e quella di mia sorella tra parentesi quadre.

1. Un libro con un animale nel titolo (Qualcuno volò sul nido del cuculo, Ken Kesey) [Il Signore delle mosche, William Golding] 2. Un libro pubblicato quest’anno  (Imprevisti ed altre catastrofi, Glauco Maria Cantarella) [Imparerò il tuo nome, Elda Lanza]

3. Un libro scritto da un’autrice asiatica (La cena degli addii, Ito Ogawa) [L’abito di piume, Banana Yoshimoto] 4. Un mystery o thriller (Un omicidio alla fine del mondo, Ben H. Winters) [Solitude Creek, Jeffery Deaver] 5. Un libro con il titolo di una sola parola (Lunario, Alfredo Cattabiani) [Fiesta, Hernest Hemingway] 6. Un libro ambientato in un altro paese (L’invenzione delle ali, Sue Monk Kidd) [Le avventure do Tom Sawyer, Mark Twain] 7. Un romanzo in cui non ci sia una storia d'amore né "scene" romantiche di nessun tipo (Missione disperata, Steve Jackson) [Il teorema del pappagallo, Denis Guedj] 8. Un libro raccomandato da un amico (La Papessa, Donna Cross Woolfolk) [Uno Studio in rosso, Arthur Conan Doyle] 9. Un libro scelto solo per la sua copertina  (Cari mostri, Stefano Benni) [Red, Kerstin Gier]

10. Un libro di un autore che non hai mai nemmeno sentito nominare (Il club delle lettere segrete, Donate Angeles) [L’uomo che allevava i gatti, Mo Yan] 11. Un libro che è ambientato nel tuo paese (Dove tutto è a metà, Federico Zampaglione e Giacomo Gensini)   [La grande sera, Giuseppe Pontiggia] 12. Un libro con protagonista un anziano (Il vecchio e il gatto, Nild Uddemberg) [L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, Rachel Joyce] 13. Un libro che ha vinto il Premio Pulizer (Il buio oltre la siepe, Harper Lee] [Il vecchio e il mare, Hernest Hemingway] 14. Un saggio  (Halloween, Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi) []

15. Un libro con la magia 16. Un libro ambientato alle superiori 17. Un libro che puoi finire in tre ore 18. Un libro di memorie 19. Un libro ambientato durante il periodo natalizio 20. Un libro ambientato nella città/paese in cui sogni di vivere un giorno 21. Un libro che abbia un sostantivo e il suo contrario nel titolo   22. Il primo libro di un autore qualsiasi, anche emergente 23. Un libro pubblicato prima del 2010 24. Un libro di  400-450 pagine (precise) 25. Un libro di un’autrice italiana 26. Un libro di sole 200-250 pagine (precise) 27. Un libro che contenga uno stato d’animo nel titolo 28. Un libro che contenga nel titolo un colore 29. Un titolo che contenga il nome di una città 30. Un libro che parli di donne 31. Un libro con protagonista un animale 32. Un libro con il titolo che contenga un aggettivo 33. Un libro che parli di uno o più mestieri 34. Un romanzo storico 35. Una commedia 36. Un romanzo epistolare 37. Un libro pubblicato per la prima volta prima del 1800 38. Un libro con più di 800 pagine 39. Un libro ambientato durante la guerra 40. Un libro di un autore dell'Europa dell'Est 41. Un libro che abbia nel titolo uno stato climatico 42. Un libro che parli di una religione diversa dalla tua 43. Una biografia (scritta da sè stessi) 44. Un libro sulla filosofia 45. Un libro a sfondo politico 46. Un libro di un personaggio dello spettacolo italiano 47. Un libro su una dinastia nobile/reale 48. Un best seller dal quale hanno ricavato un film che vorresti vedere 49. La storia di un santo 50. Un libro con almeno 1000 pagine

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I’m baaack!

Ciao!

Eccomi di nuovo qua. Dopo aver abbandonato il blog e poi aver abbandonato la lettura per un po’ eccomi di nuovo qui a scrivere per raccontarvi dei miei raid in biblioteche e librerie.

Non ho finito l’alfabeto letterario (evviva, brava me!), e a questo punto credo che farò un disegno commemorativo quando riuscirò alla fine ad arrivare alla z.

Non ho portato a termine la mia Reading Challenge di Goodreads per quest’anno. Altro che 60 libri, non sono arrivata a 30. Ma quest’anno ci riprovo.

Non credo di aver scritto della Reading Challenge con mia sorella (o sì?, devo ricontrollare i vecchi post), che ho ripreso in mano. Mancano pochi mesi e siamo parecchio indietro entrambe.

E niente, cercherò di ricominciare a fare quello che mi piace, perché il lavoro deve ridimensionarsi e devo prendermi anche dei momenti per me.

Nel frattempo, buone letture a tutti!

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Topo 10 - libri scritti da donne

Ciao! Ho notato che vanno molto di moda le top ten, quindi ho deciso di iniziare anche io a proporvi le mie. Per prima, i 10 libri (o in alcuni casi saghe) scritti da donne che mi sono piaciuti di più. Ovviamente è una classifica momentanea, e non è neanche in ordine, sono 10 libri che ho amato e che vi consiglio. E mi piacerebbe sapere poi cosa ne pensate.

  • Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen Io personalmente la adoro, e l’ho scoperta con questo romanzo, che tra l’altro ero restia a leggere. Grazie a un’amica però ci sono arrivata.
  • La saga di Terramare, di Ursula G. Le Guin I sui romanzi riescono a trattare temi decisamente forti con una delicatezza e una semplicità incomparabili.
  • La saga di Harry Potter, di Johanne K. Rowling Lei è una donna straordinaria e i suoi libri mi hanno accompagnata durante l’infanzia e l’adolescenza.
  • Il peso dei segreti, di Aki Shimazaki Il libro è stata una scoperta, e l’ho letto tutto d’un fiato.
  • Il miniaturista, di Jessie Burton Questo è il romanzo storico più moderno che io abbia mai letto.
  • Le cronache lunari, di Marissa Meyer (Un’altra saga, sì), è riuscita a dare un senso nuovo alle fiabe e per una volta  il principe a dover essere salvato.
  • La ragazza con l’orecchino di perla, di Tracy Chevalier Bellissimo come un’intero mondo sia uscito fuori da un quadro.
  • Julie & Julia, di Julie Powell Un libro divertente, stimolante, invoglia a fare cose nuove e lo rileggerei 1000 volte.
  • La saga di Publio Aurelio Stazio, di Danila Comastri Montanari Questa donna è riuscita a farmi amare i gialli mescolandoli con la storia antica, la adoro.

E voi avete libri scritti da donne da consigliarmi?

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Il peso dei segreti, di Aki Shimazaki

Parto con una piccola premessa: questo libro non l’avrei scelto io ma mi è stato regalato. Perché non l’avrei scelto? 1) I giapponesi mi intimidiscono un po’: da un lato ho sempre l’idea che dovrei leggere qualcosa di autori come Banana Yoshimoto, dall’altro ho sempre la sensazione che non facciano per me; 2) Non mi piacciono le nuove cover di Feltrinelli. Sarà che sono abitudinaria, sarà che hanno cambiato anche il formato, ma non riesco a farmele piacere. E sì, giudico un libro dalla copertina, visto che c’è chi per lavoro sceglie le copertine e quindi (in teoria) c’è un ragionamento dietro; 3) Mi è sembrato fin da subito un libro “da donne” (sarà stata la copertina rosa?). E ho la repulsione istintiva per quella che viene etichettata come “letteratura femminile”, anche se mi incavolo parecchio quando nelle librerie ci mettono qualcuno dei miei preferiti, ma vabbè.

Detto ciò, a Natale la mia capa me l’ha regalato e quindi non mi sono potuta sottrarre.

Ho scoperto alcune cose interessanti. Si tratta di un romanzo storico, che racconta fatti che risalgono alla guerra tra il Giappone e la Corea e alla Seconda Guerra Mondiale. Possiamo definirlo un romanzo “corale”, nel senso che la storia abbraccia le vicende e la vita di diverse persona e famiglie in qualche modo tutte collegate tra loro. Il romanzo (che poi ho scoperto essere una pentalogia) è scritto benissimo e non mi ci sono staccata per tutto il giorno. Se avesse avuto una cover diversa e non fosse presentato come “letteratura femminile” probabilmente avrebbe attirato la mia attenzione sullo scaffale.

Quindi di cosa parla? Yukiko, ormai in punto di morte, chiede alla figlia di cercare suo fratello. Le consegna una foto e una lettera, che la accompagna nei primi giorni del lutto. Da lì scopre che sua madre ha nascosto per tutta la vita una terribile verità sulla morte del nonno e la bomba atomica caduta su Nagasaki. Partendo dalla storia di Yuikiko, veniamo a scoprire le storie delle persone che hanno fatto parte della sua vita, soprattutto i componenti dell’altra famiglia, quella del fratellastro, altrettanto intrappolata in una rete di segreti e bugie. In una società in cui le convenienze sociali e l’onore vengono al primo posto, le tragedie di queste due famiglie e i terribili avvenimenti che avvengono sullo sfondo (e che segneranno la storia) vengono trattati con un senso di ineluttabilità e rassegnazione, come se i protagonisti sentissero di non avere una vera influenza sul cosro degli eventi. E mentre la storia trascina le loro vite, nell’osservare la natura riescono a trovare dei momenti di rara bellezza, anche quando l’uomo da il peggio di sé.

Mi è piaciuto? Direi di sì, visto che l’ho letto in un giorno e non è esattamente un libro leggero, sia per i temi sia per le dimensioni del volume. Il perché è difficile da spiegare. I personaggi femminili sono troppo rassegnati e sottomessi perché io possa sentirli vicini, mentre alcuni di quelli maschili li ho trovati decisamente odiosi. Sicuramente mi è piaciuto tnatissimo lo stile, infatti l’autrice è stata in grado di tenere alta l’attenzione per tutto il romanzo, grazie anche alla capcità di rivelare la storia un piccolo pezzetto alla volta, come se il lettore stesse ricmponendo un puzzle. E poi mi è piaciuto perché tratta un pezzo di storia troppo vicina e troppo ignorata perché quelli della mia età la conoscano bene, una storia raccontata troppo spesso dai vincitori, che ormai provano un senso di vergogna nei confronti dei vinti, ma non sono comunque in grado di raccontare il loro punto di vista.

Nota bene: è un romanzo “forte”. Oltre a descrivere alcuni fatti riguardanti la guerra in modo molto “visivo” (la protagonista a un certo punto attraversa la città di Nagasaki qualche ora dopo che l’atomica l’ha colpita), ci sono riferimenti a pensieri suicidi, odio razziale, xenofobia, etc. Bisogna avere un po’ di pelo sullo stomaco e lo sconsiglio a chi è troppo sensibile. Ma per gli altri, leggetelo e non ve ne pentirete.

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