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Glitch Art

@anotherglitchinthewall / anotherglitchinthewall.tumblr.com

Questo blog un tempo si chiamava "Hýbris". Glitch è il mio nome. Napoletano, fuorisede bolognese, tirocinante spiantato a L'Aia. Dove l'orizzonte si sposa col cielo, laggiù sarà la mia casa. 25 anni di militanza e vino rosso. Giurista, scrittore, chitarrista da cameretta, un tempo sex symbol negli ambienti della sinistra extraparlamentare. Diary - Robe mie - Un post a caso Domande senza risposta Poesie senza destinatari I miei racconti: Fiabe Storte Le mie letture: Storygraph Instagram: lapostadineruda Facebook: La Posta di Neruda Wordpress: I miei articoli per gli Ambasciatori dei Diritti Umani Soundcloud: Stagista dell'Apocalisse Twitch: JackLeopardi
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Alcune canzoni le associo a momenti precisi. Ricordo (quasi) perfettamente la prima volta che ho ascoltato davvero Come Out and Play di Billie Eilish. Ero a casa di Alice, credo. Eravamo rimasti svegli tutta la notte a bere e suonare. Erano le sei del mattino, dormivo sul divano-letto in soggiorno con Stefano, credo. Non ci giurerei, ma credo fosse un po' di ore prima della mattina in cui è stata scattata la foto in cui suono, che ancora oggi è la mia immagine del profilo. Ma forse sto confondendo le cose.

Non riuscivo a prendere sonno, non so perché stessi ascoltando la musica. Le note di quella canzone mi arrivarono piano, dolci, leggere. Ero troppo stanco per capire cosa dicesse. La prima luce entrava di sbieco dalle tapparelle chiuse. C'era silenzio. Immaginai che la canzone parlasse di una storia cantata a bassa voce, una di quelle che mi raccontava mia madre da bambino. Scrissi anche una mia versione del testo, la chiamai "Prima della Fiaba". Mi addormentai.

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Musica

Nella mia vita ho ascoltato davvero un po' di ogni tipo di musica.

La prima volta che ho sentito Eskimo avevo un'età di quelle che i ricordi sono molto sfocati. Mio padre guidava, sei ore di macchina per arrivare al mare. E Gianni è ritornato da Londra, a lungo ci parlo dell'LSD. Bah, chissà cos'era. Per me l'estate aveva i colori smorti dell'Adriatico e l'odore dei sedili che erano stati al sole troppe ore.

A 13 anni andavo matto per Ligabue. Pensavo che non ci fosse niente di più figo al mondo di indossare una giacca di pelle, farsi crescere i capelli, suonare la chitarra e girare per la provincia Emiliana con l'aria di uno che riempie gli stadi.

Una giacca di pelle (finta) l'ho comprata, poi. Ma a quel punto i miei gusti erano cambiati di nuovo. Chiudevo la porta e costringevo tutto il mio condominio ad ascoltarsi "un po' di musica buona". La "musica buona" a 16-17 anni era una categoria davvero strana. Comprendeva i Sum41 e i Ministri, Vasco Brondi e gli Alt-J, i Bring Me The Horizon e Brunori.

If you must weep, do it right here in my bed as I sleep. La musica della fine della mia adolescenza era cupa e struggente. Daughter, Keaton Henson. There's a hole in the Earth. Mi tremano ancora un po' i polsi, a ripensarci.

L'Hip Hop l'ho scoperto tardi. A 21 anni, in piena crisi di mezz'università, mentre cercavo una mia identità, scrivevo racconti per scordarmi le mie cotte, sognavo una vita on the road e una macchina piena di dischi di Rancore e Murubutu, di Bassi e Gemitaiz. Dipingimi anche trasparente come una parola, ma dipingimi per sempre come vento di Scirocco. Da qualche parte, a quei tempi, trovai anche il tempo di andare a una marea di concerti e di appendere un poster di Billie Eilish in camera.

Mentre scrivevo la tesi, e avevo solo bisogno di spegnere il cervello, ho capito cosa ci trovassero poi le persone nel Reggaeton.

Comprai una console e dovetti ammettere che anche l'EDM non era male. Il me ragazzino delle medie mi avrebbe guardato con disapprovazione. La tecno invece la dovevo prendere a piccole dosi. Ma mi piacevano le ragazze che ascoltavano la tecno quindi ne facevo indigestione.

Quando vivevo in Olanda, e pensavo spesso a casa, immaginavo quali canzoni si ascoltassero per le strade di Napoli. Era facile saperlo, stavamo per vincere lo scudetto e la musica era ovunque. 'O core nun tene padrone, cuieto nun se fida 'e sta'.

È un po' che non riesco a capire quale sia la musica giusta per questo momento. Non è che non ne ascolti più, ma non è la stessa cosa. Ascolto tanti podcast adesso. Mi tengono compagnia, come dei vecchi amici. Ma la musica che fa tremare le vene e i polsi, dov'è? Qual è la musica di cui ho bisogno?

Enniente, questo è un modo molto lungo per dirvi che accetterei volentieri i vostri consigli musicali. Se avete un pezzo importante per voi, raccontatemelo. Qui, in chat, in anonimo, dove volete. Ho voglia di ascoltare qualcosa di importante. Mi fido delle persone che hanno letto fin qui.

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Dopo anni passati a insultare Goodreads ogni volta che lo aprivo perché è una delle piattaforme più pesanti, più inguardabili, più buggate con cui abbia mai avuto a che fare (peggio dell'app mobile di tumblr del tempo che fu, quella che quando mandavi un messaggio lo raffigurava come una lettera inviata via posta e proprio come la posta vera dopo l'invio tirava una monetina per decidere se arrivare a destinazione o perdersi nel nulla cosmico senza inviarti neanche una notifica), ho finalmente creato un account su Storygraph.

Enniente, se qualcuno di voi lo usa, diventiamo amichetty e consigliamoci i libri: https://app.thestorygraph.com/profile/lapostadineruda

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sometimes a family is you (woman who had the brain of her unborn baby transplanted into her head after committing suicide by jumping off a bridge), your scientist husband, the nanny who watched you while your baby-brain was still developing, your lesbian lover you met when you were both prostitutes in paris, the woman your scientist husband and dad got to replace you who also had her brain transplanted with a baby’s, and your ex-husband who had his brain replaced with the brain of a goat

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Crescere

Cosa significa crescere? Secondo mio padre, significa arrivare a quel giorno in cui gli darò ragione. Oggi, dopo aver parlato con lo psi, per la prima volta ho pensato qualcosa di diverso. È il giorno in cui capirò i suoi torti. Il giorno che un padre (o una madre, o qualunque figura ci abbia fatto da guida) non sarà grande e invincibile, ma stanco e vulnerabile.

Il mio obiettivo, almeno per questo prossimo anno di vita, sarà capire chi sono. Inconsciamente, scopro di stare sfogliando le cartelle di un vecchio hard disk alla ricerca di indizi. Conversazioni del 2015, del 2016. Sembra un'eternità di tempo fa, sembra ieri. Sono la stessa persona? Cose che mi rendono me (parte 1/?):

La malinconia - Non ricordo un'età che abbia trascorso senza guardare al passato. Lo facevo anche allora? Forse sì. Guardavo anche al futuro, con la sensazione che non dovesse arrivare mai. E nei momenti di dubbio, di paura, di ricerca, guardavo indietro alla ricerca di risposte. Se chiudo gli occhi, sento ancora tutte quelle emozioni sulla pelle. Fortissime, indimenticate. Il caldo sul mio balcone le notti prima della maturità, le sigarette, le poesie recitate da altri sul palco del premio Diana, i messaggi di Natale, le canzoni dell'orso, via Piscicelli le mattine d'estate, il rumore del mare le notti in nave mentre quelli come noi si trovano sempre, i post-it sull'armadio e i disegni sulla scrivania, Kafka e Milena, Yair e Myriam, Nives e Jasper. Quante cose che ero, quante certezze che avevo. Come si chiudono i conti col passato? Come si dice: questa cosa non esiste più, non sono più io? L'ho mai saputo?

Se potessi tornare indietro, anche solo un minuto, e parlare con me, quanti consigli mi darei. Eppure, non mi chiederei di non sbagliare. Falli tutti, quegli sbagli. Alcuni saranno bellissimi. Ma goditeli.

Chissà se tra altri dieci anni avrò ancora il tempo di girarmi a guardarmi dove sono adesso. Perso, senza idea di dove andare. E pensare: falli tutti, quegli sbagli. E goditeli.

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schizografia

[Se in virtù di carità o disperazione doveste mai trovarvi a passare del tempo in una struttura statale di recupero da Sostanze come la Ennet Housedi Enfield MA, verrete a sapere molte cose nuove e curiose.] Che il sonno può essere una forma di fuga emozionale e che, seppure con un certo sforzo, si può abusarne. Che la privazione intenzionale del sonno può essere anch’essa una fuga dalla realtà di cui si può abusare. Che non occorre amare qualcuno per imparare da lui/lei/esso. Che la solitudine non è una funzione di isolamento. Che le persone cattive non credono mai di essere cattive, ma piuttosto che lo siano tutti gli altri. Che le persone di cui avere più paura sono quelle che hanno più paura. Che ci vuole un grande coraggio per mostrarsi deboli. […] Che la validità logica di un ragionamento non ne garantisce la verità. Che è possibile imparare cose preziose da una persona stupida. Che è statisticamente più facile liberarsi di una dipendenza per le persone con un Qi basso che per quelle con un Qi più alto. Che a volte agli essere umani basta restare seduti in un posto per provare dolore. Che la vostra preoccupazione per ciò che gli altri pensano di voi scompare una volta che capite quanto di rado pensano a voi. Che tutti sono identici nella segreta tacita convinzione di essere, in fondo, diversi dagli altri. Che questo non è necessariamente perverso. Che è consentito volere Che praticamente tutti si masturbano. E tanto, a quanto sembra. Che provare a ballare da sobri è tutto un altro paio di maniche Che esiste una cosa come la cruda, incontaminata, immotivata gentilezza

David Foster Wallace, Infinite Jest

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La tentazione di cercare info su questo antidepressivo su Internet e su questo social, ma la certezza che troverei soltanto informazioni per nutrire la mia ipocondria.

Farò la scelta giusta: una tazza di camomilla, una compressa di melatonina e dieci minuti di Spiritfarer prima di andare a dormire. Prendermi cura delle anime, comprese la mia.

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I miei tre centesimi sulla questione Geolier a Sanremo. 

1) Bello che per una volta si parli di napoletano, della necessità che abbiamo anche di scriverlo, e di scriverlo bene. Però se ci mettiamo a fare le pulci a Geolier perdiamo di vista il nocciolo della questione. È vero che nessuno sa scrivere in napoletano, però è anche colpa del fatto che quelli che lo sanno fare, non lo fanno e non lo insegnano.

Sono pure d'accordo col fatto di scrivere e diffondere una versione "corretta" del testo, ma non ha senso sommergere di critiche uno dei pochi artisti che negli ultimi anni ha rivendicato di parlare dialetto come scelta politica.

Che poi, versioni "corrette" del testo... Il napoletano è ormai lingua prevalentemente orale. Di standardizzazioni scritte ne esistono tante, con regole diverse.

Gira una versione del testo a firma di "neoborbonici" che hanno corretto il testo scrivendo "I' pe mme, tu pe tte".

Per me quell' i' è un obbrobrio. Io scriverei "Je pe' 'mme, tu pe' 'tte".

2) Il bello (e il brutto) dell'avere un dialetto che è ancora pienamente vitale come lingua è che evolve. È vero che il napoletano di Geolier è sguaiato e rionale, ma è il napoletano che si parla oggi. Io coi miei amici parlo così, non nella lingua di Edoardo, non in quella di Di Giacomo, men che meno in quella di Basile.

Certo, è un peccato che si vada "imbastardendo" molto con l'Italiano. Nella canzone, Geolier dice "t'amme" che in napoletano non esiste. Ci siamo ripetuti fino allo sfinimento che qua si dice "te voglie 'bbene", però obiettivamente "t'amme" le persone lo dicono sempre più spesso. È una parola che in napoletano prima non esisteva, che è stata "tradotta" dall'italiano e che probabilmente è il risultato del fatto che oggi, a differenza di 50 o 100 anni fa, quasi tutti i napoletanofoni parlano anche Italiano. Piaccia o no, è così che funziona la lingua.

3) Geolier frat'm.

Scritto così, male.

Così magari qualcuno fa un tweet anche contro di me.

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