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Io

@alexis-di-peter-pan

Scrivo di me, su di me.
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Ho paura di perdere tutto

Ho paura di perdere tutto.

Sta andando troppo bene per i miei gusti.

Per la mia vita tutto è troppo felice ora.

Ho paura di perdere tutto.

Ho quasi amici.

Ho un quasi gruppo.

Ho un quasi quello che ho sognato.

Ho paura di perdere tutto.

E poi le tenebre avanzano.

È come se più aumentasse la paura più le tenebre si facessero sentire.

Così, solo per ricordarmi che ci sono.

Ho trovato persone con le quali non mi sento in più.

Ho paura di perdere tutto.

Ho trovare persone con le quali sto quasi bene.

Ho paura di perdere tutto.

Ho trovato persone con le quali non mi sento a disagio.

Ho paura di perdere tutto.

@alexis-di-peter-pan

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Avete presente quando siete troppo sbagliate?

Quando non riuscite a fare colpo su nessuno?

Quando non piacete a nessuno?

Quando siete costantemente sbagliate?

Ecco, io sono così.

Costantemente sbagliata.

Non piaccio mai.

Le mie amiche fanno colpo e io sono sempre in parte, ferma, e non faccio nulla.

Che poi, amiche è una parola enorme.

Conoscenti diciamo.

Sorrido e fingo di essere felice.

Fingo di divertirmi.

Fingo che mi piaccia ogni cosa.

Non riesco a non essere me.

Non riesco a fingermi qualcun altro.

Non riesco a fingere di essere aperta.

Non riesco a fingere di essere chi non sono.

Solo che io non piaccio.

Non piaccio mai.

Mai e poi mai.

Sono sempre l’amica di quella bella.

Sono sempre quella che vede gli altri baciarsi.

Io sono sempre in parte ferma a fingere di sorridere.

Che cosa devo fare?

Sono davvero così pessima?

Così brutta?

Così sbagliata?

Così scorretta?

Io non capisco più nulla.

Non so cosa devo fare.

Cosa non devo fare.

Non so più nulla.

So solo che sono quella sbagliata.

So solo questo.

E vorrei non saperlo.

Vorrei essere quella giusta.

Quella sempre notata.

Quella che tutti guardano.

Quella che tutti vorrebbero baciare.

Quella che tutti vorrebbero come fidanzata.

Ma sono sempre e solo l’amica di quella bella.

L’amica di quella che piace a tutti.

L’amica di quella che fa colpo su tutti.

E io cosa devo fare?

Fingere di essere chi non sono?

Come faccio?

Vorrei solo che qualcuno capisse chi sono.

Vorrei solo che qualcuno mi accettasse senza volere nulla.

Ma nessuno lo fa.

Sono sempre così sola.

Così sbagliata.

Così sola.

E se io non volessi essere così sola?

Cosa dovrei fare?

Fingere di essere chi non sono?

Fingere di saper essere una ragazza perfetta e femminile?

Vorrei solo piacere a qualcuno.

Vorrei non essere una seconda scelta.

Vorrei essere la prima scelta di qualcuno.

Ma non lo sono mai.

Sono sempre e solo la seconda, quella di riserva.

Non piaccio mai.

E non ne posso più.

Vorrei solo andare in un posto dove vengo accettata, dove mi rispettano e dove piaccio per ciò che sono e non per ciò che dovrei essere.

Ma non succederà mai.

Quindi mi accontento.

Ma non voglio.

Voglio trovare una persona come me.

Ma forse è sbagliato.

Forse sono io quella sbagliata.

Quella che non dovrebbe esserci.

E okay, va bene.

Tolgo il disturbo.

Me ne vado.

Vado in un posto dove sono da sola.

Dove nessuno sa chi sono.

Mi fingerò qualcuno.

Mi fingerò una persona che non sono ma che piace.

Ho capito, va bene così, lo accetto.

Non sono ciò che le persone vogliono.

Okay.

Va bene.

Accetto e vado avanti.

Fingo che vada tutto bene.

Okay.

Abbasso la testa e vado avanti.

Spero solo che prima o poi arrivi qualcuno per me.

Spero.

Perché sto morendo nel mio mondo.

Vorrei trovare qualcuno che mi permetta di uscire.

Ti prego.

Se sei tu vieni da me.

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Non ho più potere sulla mia vita

Ormai è la scuola che decide tutto

Oggi non ho avuto nemmeno tempo per pranzare

Ho passato tutto il pomeriggio e passerò tutta la notte a studiare cinque materie, mischiando fisica con matematica, storia con biologia e italiano

È come se i professori si fossero dimenticati che sono stati anche loro alunni

Come se si fossero dimenticati che siamo persone

Non ho nemmeno pranzato, cazzo

E la cena è durata dieci minuti, perché dieci minuti sono oro per lo studio

Io vorrei vivere e poter andare a scuola

Non fare della scuola la mia vita

Non sono nemmeno riuscita ad andare in palestra

A studiare come volevo per la mia materia preferita e per quella materia in cui faccio schifo

Domani prenderò tre quattro, tornerò a casa e sentirò mia mamma urlare per questo

Ma come posso studiare tutto alla perfezione se non ho nemmeno il tempo di dormire?

Perché prima di fare i grandi con gli esami non pensate a noi studenti semplici che passiamo nove fottutissimi mesi chiusi in casa sui libri?

Credete che ci aiuti ad aumentare la nostra cultura?

Beh, vi dico una cosa

Non serve ad un cazzo darci decine di pagine da studiare ogni volta insieme ad altre decine di pagine di altre materie perché domani ce le saremo già dimenticate

Imparate a farci venire voglia di studiare

ma, soprattutto, dite che la scuola insegna a vivere

A vivere cosa? L’inchiostro con cui è scritto un esercizio di matematica?

Cominciate a entrare nell’ordine delle idee che vivere vuol dire anche dormire, mangiare senza fretta, studiare continuamente, poter vedere il cielo e sentire il vento colpire il proprio viso.

E non solo toccare o studiare un cazzo di libro

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La mia vita fa schifo

Per mio fratello è più importante una delle tante morose piuttosto che io

Mio padre beve come se non ci fosse un domani

Per mia mamma contano solo le apparenze

Non ho amici

Non ho persone con cui confidarmi

Con cui festeggiare per una cosa positiva o con cui piangere o con cui fidarmi

Sono sola

Non ho niente

Non ho nessuno

Guardo la rubrica del mio telefono e leggo solo nomi di persone che non mi vogliono

Non ho nemmeno mai avuto un fidanzato

Non importa a nessuno di me

Voglio andarmene

A nessuno importa di me

Di come sto

Di cosa ho

Se sto male

A nessuna importa

Io vorrei solo una persona con cui parlare

Una persona a cui dire tutto

Voglio solo una ragione per stare ancora qua

Perché io ormai di ragioni non ne trovo più

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Sto di merda okay?

La mia vita sta lentamente andando a quel paese.

Mia mamma ormai è come se non ci fosse più con la testa, sclera un secondo si e l’altro anche.

Mio padre o quell’imitazione di padre è in stato vegetativo, vive una vita di sussistenza dove importano solo lui e la sua fidanzata del momento.

E poi ci siamo solo io e mio fratello, uniti per necessità, abbandonati ad una vita da adulti, stretti tra una mamma ormai pazza ed un padre ubriacone.

Non ho più voglia di sorridere, di alzarmi la mattina, di andare a scuola, di giocare a basket e di uscire con gli amici.

È come se fossi un corpo svuotato della sua anima.

Uno zombie che corre su una strada infinita.

Non so nemmeno più chi sono, me ne sento dire così tante.

Vorrei solo che tutto questo finisse, vorrei andarmene via, dall’altra parte del mondo a rifarmi una vita, ad essere ciò che verrei essere.

E invece sono qua, a scrivere ciò che sento e quanto la mia vita faccia schifo.

Godetevi i genitori che vi stressano perché quell’amico è troppo strano, Perché quella maglia è troppo larga o troppo troppo. Non desiderate che se ne freghino o che siano più vicini, i genitori devono imparare a lasciarti andare.

Godetevi la bella vita, quella con i genitori veri, non desideratene una più originale e meno monotona, una con i genitori più distanti, perché prima o poi si sentiranno in colpa e daranno la colpa a te.

Diranno che sei un figlio deludente.

Si attaccheranno a qualsiasi cosa per offenderti e per difendersi.

Ti faranno del male psicologico, ti offenderanno sapendolo e poi pretenderanno di essere perdonati perché “non è mia la colpa se sei così”.

Alla fine sarai tu a sbagliare e ad essere sbagliato anche secondo i tuoi genitori.

Viviti la tua vita, non preoccuparti degli altri.

Sono tutti fatti per ferirti, dai falsi amici ai genitori.

Fai quello che vuoi, te lo dico io, tu che poi vivi, goditi tutto, ogni momento perché il mondo può sempre caderti addosso, come una frana si infrange su una città di montagna.

Godetevi tutto, voi che potete avere una vita vera, e non il suo surrogato.

Io sto lentamente morendo ma mi piacerebbe sapere che ti aiuto.

Mi piacerebbe sapere che ti sto facendo capire che la tua vita è un pochino meglio della mia, un pochino più decente.

Perché, ti giuro, io posso aiutarti, posso farti sentire meglio, se hai bisogno di aiuto chiedi a me: sono un’esperta di paura, di tristezza, di depressione e di mancata voglia di andare avanti.

Io ormai non ho più speranze ma tu si! Tu puoi uscirne, ne sono sicura.

Non ridurti come me, non ti conosco ma ti prego, non farlo.

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Più vado avanti più capisco che agli altri non frega nulla di quello che penso.

Fermi sulle loro idee.

Sulle loro convinzioni.

Sanno sempre qualcosa in più di te e sono sempre migliori di te.

Sempre ad urlarmi dietro come se fossi un oggetto.

Per cosa poi?

Per farmi arrivare al limite?

Io non voglio stare qua, ma ci devo stare.

E so che a nessuno va bene questa cosa.

Ma mettiamoci d’accordo: io non esisto per voi e voi non esistete per me okay?

Tanto sono già sola di mio, non ho bisogno di persone fantasma intorno.

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E sono sul mio letto.

In posizione fetale.

Piango.

Mi dispero.

Sento le lacrime attraversare il mio volto.

Sento la tristezza.

La rabbia.

La delusione.

Sento tutto.

Le orecchie fischiano.

La casa è completamente buia.

Non c’è una luce accesa, nemmeno quella dei miei occhi.

Quella si è spenta così tanto tempo fa che nemmeno me lo ricordo.

Penso a quanta fortuna io abbia a non avere una mamma che mi controlla il cellulare.

Ci troverebbe tutti i miei demoni scritti in temi, paragrafi o poesie.

Per cosa poi?

Per non essere ascoltata?

Per stare male?

Ora gli occhi bruciano.

La testa pulsa.

L’anima si sta dilaniando ancora un pochino.

La mente corre nei meandri più oscuri del mio cervello.

Il mio cuore batte.

Ho la tachicardia.

Il pianto lo fa scalpitare nel mio petto.

Sono abituata a questa sensazione. ma ogni volta mi ripeto che fa male.

Che brucia.

Che delude.

Che distrugge.

Che dilania.

Che accoltella.

Ogni volta mi ripeto che non è l’ultima volta.

Ogni volta mi ripeto che ci sarà un seguito.

Ogni volta è come se fosse un trailer.

E che la volta successiva ci sarà il film.

Ma il film tarda ad arrivare.

Ma l’anima non tarda a distruggersi.

E vorrei che si distruggesse una volta per tutte.

Che si staccasse da me.

Che se ne andasse.

Che senso ha avere un’anima se poi si dilania facendomi soffrire?

I miei pollici che sfregano sulle coperte del mio letto provocano l’unico rumore che c’è in casa.

Probabilmente è inquietante.

Ma per me è naturale.

Perché al silenzio ci sono abituata.

Siamo amici.

Migliori amici.

La stessa persona.

Perché io sono silenziosa ma dentro urlo.

Dentro, questo è il problema.

Mamma è fuori e probabilmente quando sentirò la chiave entrare nella serratura mi soffierò il naso, asciugherò gli occhi e indosserò la mia consueta maschera.

Lei penserà che sono felice e la vita andrà avanti come al solito.

Con me che muoio lentamente.

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Sono così sbagliata?

Sono così tanto sbagliata?

Perché non posso essere come gli altri?

Perché non mi può piacere la musica trash, quella che va di moda?

Perché?

Perché non posso essere come tutti i ragazzi della mia età?

Perché non posso trovare un ballo divertente?

Perché devo essere così pudica?

Perché devo essere così io?

Io non voglio essere io.

Io voglio essere una dei tanti.

Una di quelle che ad un ballo ci va con un vestito.

Una di quelle che ad un ballo balla.

Non come me.

Non come una che ad un ballo va in camicia e pantaloni.

Non come una che ad un ballo sta in disparte perché si sente fuori luogo.

Non voglio essere questo.

Ho già tanti problemi.

Ho già il problema di mio padre.

Ho già il problema della conoscenza ed accettazione di chi sono.

Ho già dei problemi.

Perché a me?

Perché non posso essere come tutti?

Io voglio essere come tutti.

Oggi ero al ballo.

Ero come un pesce fuor d’acqua.

Come un pinguino nel deserto e un leone in Alaska.

Ero un alieno là dentro.

Non mi sentivo me e avevo bisogno di andarmene.

Perché non posso volerci stare?

Perché non posso desiderare di partecipare a queste serate?

Ogni giorno che passa mi sento sempre più inadeguata.

Sbagliata.

Diversa.

“La diversità è una cosa essenziale”.

Chi lo diceva era un coglione.

Come fai a dirlo?

Io sono diversa e sto male.

Chi è uguale alle altre sta bene.

Perché non mi possono piacere vestiti, scarpe col tacco, trucchi e cose così?

Perché mi deve piacere il basket, le camicie, i pantaloni eleganti?

Perché non posso essere come una comune ragazza di sedici anni?

Perché sono così diversa?

Perché non posso essere come tutte?

Perché?

Se queste sono le conseguenze di essere diversa, beh, non voglio esserlo.

Voglio essere normale se vuol dire avere amici, divertirsi alle feste e piacere alla gente.

Invece sono solo io.

Sono solo una ragazza che alle feste viene indicata come alieno.

Sono solo una ragazza che preferisce stare a casa piuttosto che fuori.

Perché deve essere così strano?

Perché devo essere l’unica?

PERCHÉ?

Io non voglio essere l’unica.

Io voglio qualcuno con cui esserlo.

Tutti dicono che è bello essere diversi.

Come si può dire una cosa del genere?

Io che lo provo quotidianamente non lo consiglierei a nessuno.

Nemmeno al mio peggior nemico.

Perché devo essere nata con un minimo di intelligenza se poi mi serve a questo?

Perché?

Perché non posso essere normale?

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Quando ho cominciato ad innamorarmi di lei non lo so con precisione.

Probabilmente all'inizio dell'anno.

Però magari l'anno scorso, quando a mala pena sapevo come si chiamasse.

Non so dire con precisione come mi sento quando sto con lei.

Non sono brava in queste cose.

Credo che sia l'ennesima cosa impossibile nella mia vita.

Ha sei anni in più di me, oltre ad essere all'università e mia compagna di squadra.

Sono innamorata di lei ed ogni volta che la vedo mi sento meglio.

Ho paura di ammetterlo ma è così.

Che cosa posso fare?

Probabilmente è platonico.

Lei è bellissima, è adulta e conosce moltissima gente, non passa di sicuro inosservata.

Io sono il contrario: odio essere al centro dell'attenzione, non sono popolare e nemmeno bella.

Però a volte mi sembra che mi guardi, che mi sorrida, che mi osservi.

Probabilmente è un illusione.

Un qualcosa che il mio subconscio si è inventato per aiutarmi a sentirmi importante per qualcuno.

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Ci sto pensando sempre di più.

A quell'ago.

Voglio provarci.

Voglio usarlo.

Come posso riuscire a non farlo?

La mia vita fa schifo.

Scuola va malissimo.

Mio padre è un ubriacone.

Mia madre probabilmente è caduta in depressione.

Mio fratello è sempre fuori con la fidanzata.

E io come faccio?

A cosa mi attacco?

Qual è il mio appiglio?

Un voto?

Non ho adulti nella mia vita.

I professori mi registrano solo come l'ennesima studentessa che si presenta alle otto di mattina in classe e che esce alle dodici.

Il mio allenatore non fa altro che dirmi su e umiliarmi davanti alle altre.

Gioco con persone che hanno dieci/quindici anni in più di me e sempre di più capisco di fare schifo.

Ogni cosa nella mia vita mi fa capire che faccio schifo.

A questo punto credo davvero di farlo.

Credo davvero che un motivo c'è se sono ridotta in queste condizioni.

Nessuno se ne accorge.

Nessuno vede quanto io stia male.

Nessuno l'ha capito.

Tutti a lamentarsi.

Tutti a dire su a qualcuno.

Nessuno che si guardi intorno.

Che senso ha la vita se nessuno ti considera?

Che senso ha la vita se sei sempre qualcosa di sbagliato?

Credo che me ne andrò.

Scapperò via.

Magari andrò da Peter Pan.

Magari là non starò così male.

Magari là sorriderò.

Magari là potrò essere me stessa.

Vorrei solo che qualcuno si fermasse e mi chiedesse cos'ho.

Vorrei solo che qualcuno di fermasse e mi chiedesse se ho bisogno di aiuto.

Vorrei solo questo.

Un aiuto.

Un'ancora a cui appoggiarmi per risalire in superficie.

Perché l'oceano dove sto sprofondando è troppo profondo per risalire da sola.

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Prima ero seduta per terra in bagno, attaccata al termosifone.

Stavo piangendo.

Ho consumato più di un pacco emmezzo di fazzoletti.

Ho alzato lo sguardo e l'ho visto.

L'ago.

Era lì che mi sorrideva.

Che mi chiamava.

E più cerco motivi per non farlo, più trovo motivi per farlo.

Mia madre mi ha detto che sono una delusione.

Io.

Una delusione.

L'ha detto mia mamma.

Colei che dovrebbe sostenermi.

Invece è colei che mi butta giù.

Ma non glielo dico, direbbe che l'aggredisco.

Che sono maleducata.

Che la offendo.

Quando l'unica offesa e aggredita sono io.

Voglio andarmene.

In un altro mondo.

In un'altra galassia.

In un altro mondo.

Voglio fuggire da tutti.

Da mia madre.

Da mio padre.

Dall'ago.

Dai professori.

Tutti a dirmi che mi ho delusi.

Nessuno a chiedersi cos'ho.

Tutti a fare pregiudizi.

Nessuno che mi parli.

Voglio andare via.

Magari posso davvero trovare un'ancora in quell'ago.

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Va male

È un periodo di merda questo.

La scuola va male.

Lo sport va male.

Il mio sguardo si spegne giorno dopo giorno sempre più.

Il nervosismo aumenta.

La tristezza mi invade.

La delusione mi prende a braccetto.

Nessuno mi capisce.

Nessuno lo capisce.

Nessuno mi ascolta.

Sono una fiamma esteriormente.

Sono ghiaccio dentro.

Come posso vivere, mi chiedo.

Come posso andare avanti, mi chiedo.

Come posso, mi chiedo.

Non ne posso più.

Non ce la faccio più.

Voglio dire basta.

Voglio poter dire basta.

Voglio poter mettere un punto.

Tagliarmi i capelli.

Cambiare scuola.

Voglio sancire la fine di tutto questo.

Voglio poter dire al mondo che, nonostante tutto, io sono ancora in piedi.

Voglio poter dire al mondo che, nonostante tutto, io vado avanti.

Voglio poter dire al mondo che, nonostante tutto, io sopravvivo.

Voglio andarmene, fuggire.

Voglio scappare da tutto e tutti.

Voglio andarmene dove nessuno sappia chi sono.

Voglio cambiare aria.

Voglio cambiare ambiente.

Voglio cambiare.

E più cerco di rialzarmi, più spuntano ostacoli.

Prendo un bel voto? Perfetto, ti fai male e niente sport.

Niente sport? Brutti voti.

Brutti voti? Nervosismo perché niente va bene.

Niente va bene? Cadi sempre più in giù, in basso.

Non riuscirò ad andare avanti ancora.

Non per molto.

Non credo di poter continuare.

Ho così tante cose da dire che non basterebbero sette libri.

Ho così tante cose da dire che non basterebbero i pensieri di tutti gli italiani.

Ho così tante cose da dire che non basterebbero sei pianeti ricoperti di carta su cui scrivere.

Ho così tante cose da dire che non riesco a dirle.

Sono orgogliosa.

Sono testarda.

Sono stupida.

Non posso piangere davanti a qualcuno.

Non posso mostrarmi debole.

Ho sofferto di bullismo.

I bulli usavano la mia debolezza.

"Mostrati forte" è il mio slogan.

Sorridi e vai avanti.

Ma come faccio a sorridere se non so nemmeno più come si fa?

La me dell'anno scorso non esiste più.

È seppellita sotto preoccupazioni, pezzi della mia anima.

Voglio poter gridare "STOP".

Voglio avere il coraggio di urlare "STOP".

voglio poter dire "STOP".

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Hei, ciao Radja, come va?

Spero bene, domenica devi giocare e essere al cento per cento.

Io come sto?

Male.

Tanto male che non posso quantificarlo.

Però sorrido lo stesso, tanto nessuno lo capisce, sono tutti troppo concentrati sulla loro vita per pensare a me. Ho sedici anni e dirai "è ovvio che è così, è un adolescente". E io ti dico sì, probabilmente è così, o probabilmente no.

Mio padre sa a mala pena chi sono e la scuola sta andando sempre peggio.

Io sono sempre più nervosa e stressata.

Non ce la faccio più.

Voglio andare da un'altra parte, in Australia, magari.

Voglio andare in un luogo dove possa ricominciare da zero.

Mio padre è un ubriacone i cui ricordi su di me si fermano a una me di cinque, forse sei, anni. Ora ne ho sedici.

Non sa quando ho allenamento.

Non sa quando finisco scuola a mezzogiorno e quando alle una.

Non sa che bus prendo per andare a scuola.

Ogni domenica ho una partita e lui non sa nemmeno che il mio numero di maglia è l'8.

Lui non mi ha mai voluta, sai?

L'ho scoperto a undici anni, quando lessi quei messaggi che mandò a mia mamma, dicendo che non aveva mai voluto una figlia femmina e che a lui, di me, interessava meno di zero.

E io ci sto male.

Tanto male.

Troppo male.

Solo che come faccio a dirlo a qualcuno?

Come posso dire a un mio amico che mio padre è un ubriacone e che la mia vita sta andando il pezzi?

Non ce la faccio più Radja, non ce la posso fare.

L'unica cosa che mi fa andare avanti è lo sport. È l'unica cosa che mi permette di distrarmi.

Ma io voglio andarmene da tutto questo.

Voglio andarmene dalla mia famiglia, dalle mie compagne di squadra e dalla mia scuola.

Voglio scappare, non ce la posso fare.

Sono al limite e sento che tra poco esploderò.

Lo so che esploderò.

E più cerco di tenere a bada quella bestia dentro di me, più lei cerca di esplodere

E io come faccio?

Come posso sorridere ancora nonostante questo?

La testa esplode.

Le lacrime minacciano di uscire ogni volta che sbatto le palpebre.

Sento il mio corpo giorno dopo giorno perdere energie.

Sento il mio cuore battere più lentamente, incapace di provare emozioni

Sento il mio cervello funzionare come una macchina e produrre pensieri sempre più bui e macabri.

Dimmi Radja, come posso stare bene?

Eppure nessuno se ne accorge.

Sono così brava come attrice?

La mia maschera è così convincente?

A volte mi autoconvinco di stare bene.

A volte quella maschera riesce a convincere anche me.

Sto male Radja e non riesco a farlo capire agli altri.

Come posso farcela?

Attacco un cartello sulla porta di casa e sulla ringhiera del balcone?

Sto per esplodere Radja e credo che nessuno se ne accorgerà

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