Editoriale finale (Epilogo)
N.B. Sarà lungo* e circonciso, più sconclusionato di quanto avrei voluto. Credo di essere fuori allenamento e troppo coinvolto. Perdonatemi la maleducazione di non tagliarlo ma srotolarvelo tutto in Dash.
Oramai l'avete capito tutti, Ice Age Is Coming chiude in seguito al cambiamento nelle policy che governano questo mezzo che per 8 anni mi ha ospitato. Ma non chiudo per via della censura dei contenuti per adulti (il problema non è certo trovarne in giro e va detto che non sono mai stati uno dei pilastri di questo blog, e da tempo è passata la stagione dei #figadì), né per il principio (sebbene sarebbe, per quanto inutile, molto nobile farlo), né perché "però i nazisti non li censurate, anzi si possono trovare con la funzione "Cerca", evidentemente non recano danno alla comunità" (che sarebbe un argomento forte, ma anche molto debole), o per la paranoia della minaccia pseudo-fascistoide "oggi le tette, domani le idee". Si chiude perché dal 17 dicembre questo posto sarà diverso, ma più che diventare meno ospitale o meno "mio", semplicemente non potrà più farmi da rifugio, non mi aiuterà più a sopravvivere come ha fatto finora. Si può fare a meno delle gif esplicite e delle donne discinte, e si potrà certo continuare a cazzeggiare, ma (ancor di più in questo periodo) io ho bisogno di un luogo dove sentirmi davvero a casa, dove poter togliere quell'armatura che s'indossa per proteggersi da quello che c'è là fuori (un là fuori molto generico e trascendentale, assolutamente personale) e sentirmi naturalmente al sicuro, a mio agio: dove rientrare e, chiusa la porta, sentirmi libero di gettare le scarpe, scalzo decidere di aprire il frigo e mangiare qualche schifezza, scoregge e rutto libero, svaccarmi sul divano, leggere o fare binge-watching o ascoltare musica, sonnecchiare, senza essere giudicato, con la naturalezza data dal non doversi conformare o adeguare, e dal fatto che qua sei in un "dentro", co-abitato da coinquilini che al massimo ti prendono bonariamente in giro, ma che in genere fanno (qualcuno lo trovi sempre) le stesse cose assieme a te (fare insieme, condividerle). Senza chiedere permesso, senza autocensurarsi come quando ci si sforza di non dire le parolacce perché ci sono dei bambini, ma naturalmente, anzi liberamente. Uno zibaldone di reazioni e azioni che vengono dal di dentro ed emergono pur non appartenendo al di fuori. Un'esperienza terapeutica, che ti fa essere — nonostante la maschera, il nick-name, il personaggio — te stesso.
Quasi nessuno qui sa come mi chiamo o quale sia la mia faccia. Tuttavia Tumblr mi ha dato un anonimato che mi ha permesso di aprirmi fino a quasi rendermi vulnerabile (vulnerabilità salutare, ma oggi ferita poiché limitata), che mi ha permesso di condividere e condividermi, di fare parte – appunto – di una Comunità.
Ve la ricordate questa gif?
Ci si scherzava come sul fatto di non avere una vera vita sociale. Ma era qualcosa di vero, di molto più vero di quanto potevamo ammettere o pensare. O forse no, l’abbiamo sempre saputo, ci abbiamo sempre creduto e soprattutto contato.
Tumblr come un'isola felice in cui, come Comunità, ci sentivamo liberi di condividere e condividerci. Condividere sé stessi e soprattutto quella parte di noi che non ci è possibile condividere altrove o con altri.
E non posso fare a meno di pensare a quanto poco posso comprendere (cum+prehendere: contenere in sé, abbracciare con la mente le idee, intendere appieno) quanto possa fare male questo tradimento (in fondo di questo si tratta) per quelle persone come Leelah Alcorn, io che in fondo sono un fortunato privilegiato perché non mi bullizzano a scuola, al lavoro, per strada... perché tutto sommato posso essere (abbastanza) me stesso là fuori senza (grosse) conseguenze e posso in qualche modo sopravvivere senza un rifugio come questo (almeno lo spero, ma non so fino a quanto). Ma per molte persone non è così — il mondo è un brutto posto — e questo approdo disfunzionale ha aiutato o salvato molta gente (e molto in piccolo anche me). Fino ad ora, almeno. E penso che tutti noi (uso un “noi” piuttosto ristretto, potrei elencare i nomi, lasciando colpevolmente più di qualcuno fuori, ma omettendo a ragione altri, soprattutto — generalizzo e mi scuso — chi è arrivato poi) abbiamo imparato a stare in luogo “caciarone”, colorato, affollato, ma adulto dove ti ritrovavi davanti roba a cui magari reagivi con un
o un enorme
e ci stava, perché da adulto capivi che non è che le stronzate che posti tu siano più profumate di quelle che postano gli altri, sono semplicemente diverse. E ci si lasciava contaminare da questa diversità, oppure no, la si rispettava e si andava oltre. Ci si provava almeno, altrimenti ci si impantanava in un flame e allora
perché Tumblr non è mai stato un luogo tutto cuoricini e reblog, ma molto più variegato e liquido, anche all’interno della bolla di cui ciascuno di noi è al centro, figurarsi quando capitava di allargare la visione, ma male che andava si finiva per impostare un altro filtro su tumblrsavior o cliccare in alto a destra.
Per la vicenda di Leelah provai sincera commozione (non è un caso che la ricordi ora), ma anche l'orgoglio di far parte — sebbene senza alcun legame neppure virtuale per almeno tre gradi di separazione — di quella (unica) Comunità che le aveva dato un po' di pace e normalità, rispetto e dignità. Un senso di appartenenza e superiorità morale. Di forza davanti alla consapevolezza che tutti (forse o probabilmente — anche se spero di no) combattiamo almeno una battaglia che non possiamo vincere, sicuramente non da soli. E mi chiedo se oggi possa essere ancora davvero così.
Ma ho detto che non è per il principio o per le altre motivazioni più "politiche".
Non ho usato in questi paragrafi il presente perché credo che le cose siano ora (ovvero da un po’) diverse, forse per via del contesto storico (la congiuntura che ci circonda intimandoci di uscire con le mani in alto), forse perché col tempo è arrivata gente nuova, diversa, che ha cambiato un po’ l’atmosfera, forse perché Tumblr si ingrandito e ha perso quel senso di (quella) comunità dell’epoca dei topherchris e dei pacchi con i kit per i meetup (se ci pensate bene tra oggi ed allora c’è dietro una geologica differenza di paradigma), forse perché nel frattempo siamo cambiati noi. C’è più insofferenza, più rabbia e meno locura, anche meno consapevolezza e ironia, anzi autoironia (dobbiamo ammettere che i meme e le altre reazioni “simpa” a l'annuncio e al seguente fail sono state la cosa migliore accaduta da queste parti da molto tempo). Anche qui si vedono sempre più le crepe e le occhiaie che la vita ha accumulato sulle pareti delle nostre esistenze e sui nostri volti e tutto sembra più pesante. Parafrasando Gaber:
Sì, qualcuno era un Tumblero perché con accanto questo slancio ognuno era come più di sé stesso. Era come due persone in una. / Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra, il senso di appartenenza a una comunità che voleva spiccare il volo, per esprimersi e condividersi. / No, niente rimpianti. Forse anche allora molti, avevano aperto le ali, senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici. / E ora? Anche ora, ci si sente come in due. Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall'altra, il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito. / Due miserie in un corpo solo.
In giro si leggono cose piuttosto cupe sul futuro di Tumblr: si dice che non vedrà il 2020 se non inizia a fare soldi, perché a Verizon non gliene frega di nient'altro. E sarà molto difficile: se è vero che il numero di pagine e blog è restato in costante aumento (grazie al cazzo: postiamo come grafomani e poi ci sono i bot-porno) Tumblr resta però impermeabile al resto di internet e nessuno (anche per questo) ci investe in pubblicità. Verizon non se la sta passando bene anche per altri motivi e Tumblr è pure la “cosa” più distante dalla linea aziendale che controllano (si pensi alla net-neutrality di cui Tumblr è stato (direttamente fino all’acquisizione, appunto, e poi indirettamente) uno dei principali sponsor, mentre Verizon è il principale sostenitore della sua eliminazione. Verizon: il provider che ha tagliato le linee ai pompieri californiani nel bel mezzo della penultima ondata di incendi perché avevano sforato il piano tariffario. Verizon che ora ha a che fare con 200 milioni di utilizzatori di cui non gliene frega niente e che producono solo 15 milioni di dollari. Non è che bisogna essere Thanos per decidere di ammazzarne con uno schiocco di dita il 20% o nella peggiore delle ipotesi il doppio nel tentativo di moltiplicare i ricavi. Ci avevano già provato in passato quelli di Yahoo con l'acqua alla gola, sperando di rendere almeno appetibile la baracca a qualche altro pazzo, ma dovettero fare marcia indietro prima ancora di rilasciare la frizione. Ma ora il contesto è cambiato: leggi e proposte di leggi statunitensi che forse nemmeno la DC dei primi anni '60 avrebbe fatto, l'ondata dei porn-bot e le frotte di pedofili e tutta l'altra bella gente che chi doveva non ha saputo (o voluto? ad un certo livello di incompetenza il dubbio viene) arginare, i profughi di Facebook, e la ciliegina della rimozione dell'app dallo Store Apple (azienda per opportunismo più morigerata della Disney – cosa mooolto americana — che continua a smerciare senza problemi app per servizi similari a Tumblr, pure con contenuti espliciti, ma pedofili-free) sono il carburante e la giustificazione di un cambiamento di paradigma, oserei dire quasi esistenziale.
Per come funziona a volte viene il sospetto che Tumblr sia una cosa Made in Italy: i fail dei bot anti-porno hanno trasformato tutto in una farsa e lo sgomento collettivo in poche ore si è sublimato in un'incredulità da candid camera. Pareva di essere davanti ad una Santa Inquisizione fatta dai cinquestelle. Lo sembra ancora di più perché è inutile e fatta per i motivi sbagliati, i cui obiettivi che non saranno raggiunti: più ci penso è più trovo la cosa "grillina". Perché nessuno si aspetta l'Inquisizione Spagnola, ma ancora meno sono quelli che si aspettano che funzioni se si mette una Laura Castelli al posto di Torquemada. Possiamo quasi affermare che Tumblr sia la prima piattaforma social situazionista e la cosa non ci ha mai dato troppo fastidio, abbiamo sempre reagito in maniera ironica e scanzonata, era bello che pure il sito fosse disfunzionale come noi. E alle origini l'auto-ironia di Karp e sodali aumentava questa sensazione.
Solo qui (o molto più qui che altrove) poteva esserci la meravigliosa reazione collettiva che c'è stata: sfanculamento e ironia come catarsi comune. È ciò che siamo, è il nostro modo di essere adulti e di (re)agire da tali.
«[Tumblr] allowed you to become a collector of your own desires, displaying them and celebrating them proudly, rather than having them spoon fed by a tube site algorithm.» Vex Ashley
Perché questo è e dovrebbe essere Tumblr: un luogo adulto per adulti
dove poter postare delle tette o un culo o un cazzo se ci va, senza dover chiedere permesso, dove poter dire quel che pensiamo di quel film/disco/libro/etc senza temerne la reazione. La gran parte del tempo passato su Tumblr, anche davanti alle gif porno, almeno fino all’avvento degli smartphone, avevamo questa posa ed espressione
Hanno ragione gli Uds, i Kon e gli altri che sostengono più con convinzione che con rassegnazione la causa del Remain: quello che conta è la Comunità, la rete che abbiamo costruito e abbiamo contribuito a costruire, di cui facciamo parte e che oramai è parte di noi. Che tanto riusciremo a sopravvivere anche senza tette e cazzi, che poi dopo la stretta iniziale le cose si assesteranno (come fosse Made in Italy). È un po' ottimista, ma hanno perfettamente ragione e il 90% di quello che ho scritto e penso gli dà ragione. (L'alternativa sarebbe traslocare tutti assieme in un unico blocco in un altrove per continuare a fare quello che facevamo fino a ieri. Irrealizzabile).
Eppure ho dato fondo a centinaia di draft (Dunkirk suca) e sto scrivendo un pippone di 10 cartelle per salutare gente (s)conosciuta con cui ho condiviso o che ha condiviso qualcosa, gente che non hai mai visto e che senti di poter chiamare amica/o, persone che ho avuto il piacere di conoscere anche se solo telematicamente, gente incontrata — e la considero una fortuna, un privilegio.
Non dimenticherò di quando un giorno, in periodo un po' di merda, mi è suonato il cellulare ed era @kon-igi che dopo qualche mio post un po' cupo di troppo mi chiedeva come stessi. Quando dopo un lungo silenzio @uds ricominciò a postare, a me venne quasi l'occhio lucido, non per quello che aveva scritto — non mi ricordo nemmeno cosa — ma perché ero felice del fatto che fosse tornato.
È solo per dire quanto sia emotivamente incasinato di mio (forse è il momento di dare una chance alla psicoterapia) e di quanto sia speciale questo posto, questa comunità. Compresi quelli che non segui, compresa quella tumblera goth-lesbo straniera di cui scrolli scuotendo la testa l’80% dei post ma che continui a seguire, compreso quello che non segui perché lo vorresti prendere a testate da quanto lo trovi irritante e quello che hai smesso di seguire proprio per non dover sentire quello stimolo perché ti sta simpatico, quello che posta foto meravigliose (tipo @fabforgottennobility), quello che passa musica buona ma che non ti piace, quelle che postano le tette, quelli che stampano gif ( @needforcolorbis, @about-hortense), l’altra che posta uccellini e Armitage ( @microlina ), il filosofo, il cuoco, lo scienziato, il dottore, il tedesco, l'inglese, l'americano, il francese, il blog di architettura e quello di design, il sosia di Jeffrey Dean Morgan a cui devo stemperare in chat il pessimismo interista, @masuoka con cui si chiacchiera perché se si dovesse pedalare mi perderebbe per strada dopo un chilometro, quelli come @surfer-osa che credo abbia messo un cuoricino a tutto quello che ho postato e molti (troppi da citare, scusatemi) altri. La Bolla, la propria personalissima e liquida bolla, contaminata dalle bolle altrui, contenuta giusto dai filtri di tumblr-savior, ma dall’acustica perfetta, capace di farti sentire a tuo agio, che – senza nemmeno saperlo – si prende cura di te e quasi quotidianamente ti salva.
E sono perfettamente consapevole che tutto questo è più un gigantesco argomento per il Remain che per il Leave.
Ma ancor di più in quest'ultimo periodo, tra la mancanza di lavoro con tutti gli annessi e i connessi (pure esistenziali) e la lontananza degli (dagli) affetti, quando il senso di inadeguatezza e isolamento monta più come lo scioglimento delle calotte polari che come una marea, quando la perenne ricerca di un equilibrio si fa quotidiana lotta contro la depressione, una lotta ogni giorno più difficile, e l'orizzonte si stringe a forma di tunnel — per citare il Poeta attraverso le mirabili gif di Needforcolor
Per cui l'ultima cosa di cui ho davvero bisogno è un altro luogo dove indossare una corazza, dove dovermi castrare. Preferisco starmene in silenzio al buio che dribblare altri paletti (che poi lo so: finirei per prenderli tutti in faccia). Di ostacoli da saltare ne ho fin troppi. E poi, eccheccazzo, è anche per il principio.
Dall'ottobre del 2010 ho passato più tempo qui che in qualunque altro luogo. Ho scoperto un mondo di cose nuove, mi sono divertito e incazzato, qui mi sono sfogato e rintanato, ho imparato molto e trovato tanti amici. Non ho vergogna a dire (con la proverbiale bruschetta nell'occhio) che in qualche modo tutti voi mi avete salvato, che anche grazie a questa Comunità non sono stato sommerso. Vi ringrazio abbracciandovi.
Non so se continuerò altrove — le alternative fanno schifo in ordine sparso ma consistente e soprattutto mancano del vero bonus
Voi tenete d'occhio quelli con un iceberg come avatar e un nick famigliare. Non si sa mai. O invece sì.
Comunque, contrariamente a quella che era la mia intenzione iniziale, non credo che almeno a breve termine cancellerò i blog (approfittatene per ascoltare un po' di musica su @wimeystuff prima che censurino tutto). Avete visto? Alla fine l’Era Glaciale è arrivata: io vi avevo avvertito.
Se un giorno tornerò, il primo post sarà il video di Lift.
Nel caso mi vogliate scrivere e non avete altro mezzo, prendete l'indirizzo del mio blog e aggiungete un "chiocciola gmail" tra il "tumblr" e il "puntocom" e consideratelo il mio fermoposta.
Ciao e grazie a tutti di tutto il pesce.
J.
* ma MOLTO lungo
Dino Buzzati (26 ottobre 1957)
Wiz Khalifa (via soulofabluebutterfly)
Eugenio Montale (via perlediundiavolaccio)
Cesare Pavese, La spiaggia (via ginevrabarbetti)
Eternal Sunshine of the Spotless Mind (2004) dir. Michel Gondry
Enrico Vaime (via latuababy)
Does anybody remember this “go nuts, show nuts, whatever” gem? Oh how the mighty have fallen.
You either die a hero or live long enough to see yourself become a villain
i’ve just come across one of my favourite videos on the internet
Congratulations; you made it through another day! You have reached your new personal best.
Your record for longest amount of consecutive days without dying has reached a personal best. Well done, you.